L’ospite dell'episodio 12 di 'Vianema', podcast ufficiale della Salernitana, è Giuseppe Valsecchi, ex portiere granata con 215 presenze dal 1969 al 1975, quarto nella classifica di imbattibilità all-time e… autore di un gol: nessun altro estremo difensore ci è mai riuscito con il cavalluccio marino sul petto!

"All'Atalanta quando giocavo prendevamo pochi gol ma poi mi mettevano fuori e prendevano 4-5 reti. L'Atalanta stava andando bene ma decisero di vendermi e ci rimasi un po' male, quasi non ci volevo venire, dalla A mi ritrovai in Serie C e non era una bella cosa anche perchè sapevo di non meritarmi questo declassamento. Sono venuto e dissi al presidente di fare una bella squadra per poter tornare a certi livelli. Feci anche una scommessa col presidente visto che dovevo anche sposarmi, mi avrebbero pagato loro il viaggio di nozze. Dopo un anno mi proposero al Napoli ma non se ne fece nulla e alla fine sono rimasto in viaggio di nozze a Salerno per sei anni".

Cosa manca al calcio di oggi rispetto a quello vecchio?
"Prima si giocava per vincere, palla lunga e pedalare. Oggi si arriva sul fondo e poi si ritona indietro, si va dall'altra parte e si ricomincia a girare. A chi è abituato al nostro calcio viene un po' di noia a vedere tutti questi passaggi. Certo si prendevano anche gol all'ultimo minuto perchè non si voleva fare possesso palla ma si cercava di attaccare sempre. Oggi è tutto scientifico, è diverso. Un portiere deve saper usare i piedi altrimenti non può giocare ma io credo che la cosa principale sia saper parare e sapere dove indirizzare la palla, cercando di respingere lateralmente e non di novo in area per dare la possibilità a un altro di far gol".

Non si usavano i guanti?
"Li usavo poco, quelli di lana solo quando pioveva e di notte se c'era umidità. Non mi scappava mai la palla, è la tecnica che conta. Gli attaccanti avversari me lo dicevano, ero bravo in quello, mi chiamavano 'mani di acciaio'. Sapevo come gestirla e ammortizzarla. Oggi i portieri non bloccano mai e creano sempre problemi alla difesa. Oggi pure i preparatori dei portieri vanno al campo coi fogli e le cassette, ma conta la testa e l'intuito".

Come era parare al Vestuti?
"Grande differenza passare dai campi della Serie A come San Siro, l'Olimpico di Roma, il San Paolo di Napoli. Contro il Milan campione d'Italia di Rocco l'unico a non aver preso gol a Milano sono stato io. Si chiedevano come facessi visto che ero piccolo e quando uscivo potevo andare in difficoltà, io rispondevo che non è l'altezza a fare la differenza ma la testa e il coraggio e le prendevo tutte in uscita".

Purtroppo non siete mai riusciti a salire in B.
"A Salerno la gente era tutta vicino allo stadio pure se c'era la pista e il tifo si sentiva. Volevano ritornare in B ma non ci siamo riusciti ed è il mio più grande rammarico dei sei anni con la Salernitana, anche quando eravamo in testa nel 70/71".

Che città era Salerno all'epoca, per uno venuto dal Nord?
"Ero abituato alla nebbia, qui c'era solo il sole. Restavo anche a Natale con la famiglia senza tornare su perchè faceva caldo. Mi sono trovato benissimo, così come mia moglie. Poi sono andato via perchè hanno visto i soldi e mi hanno venduto".

Unico portiere della storia della Salernitana ad aver segnato un gol.
"Durante quella settimana, Chinellato era il rigorista principale e io ero il secondo. Tiravo dieci rigori e segnavo sempre. L'allenatore era Viviani, mancavano dieci minuti alla fine della partita col Barletta ed eravamo 0-0, c'era pioggia. L'altro rigorista era uscito e mi chiamarono perchè toccava a me tirare. Vado sul dischetto e l'arbitro mi chiede cosa ci facessi lì, dissi che dovevo tirare il rigore e lui rispose 'bene, diventiamo famosi tutti e due'. Ero un po' teso perchè eravamo 0-0, il pallone era pesante, io ero abituato a guardare il portiere e poi piazzarla solo che non ho calcolato il pallone pesante. L'ho messa nell'angolo ma il portiere ci è arrivato, ha commesso però l'errore di non bloccare il pallone, sulla respinta sono scattato e in mezza rovesciata ho segnato. Neanche su rigore quindi ma su azione. È stato bello".

Si è mai trovato a discutere con qualche tifoso di qualche errore?
"Mi è capitato col Trani qualche anno dopo. C'erano dei buchi nell'area piccola, per buttarmi verso il pallone sono caduto in una di queste buche e a momenti mi facevo pure male, il pallone è passato ed è finito in porta. Ho fatto una brutta figura, mi ero anche arrabbiato con me stesso. Venivo tra l'altro da due partite in cui ero stato il migliore in campo. Quando sono uscito dal campo e sono salito in macchina, hanno iniziato a spingere e dopo un po' di paura ho preso coraggio e sono sceso dall'auto e ho risposto ai tifosi che io facevo del mio meglio ma poteva anche capitare un errore, come può capitare a tutti. Il vigile mi ha detto di andarmene e sono andato via".

Uno dei presidenti avuti a Salerno è stato Tedesco.
"Sono andato a mangiare con lui appena arrivato, mi ha trattato bene. Mi ha raccontato che il Perugia poche ore dopo dopo avermi venduto alla Salernitana, avrebbe voluto riprendermi al doppio ma lui non ha voluto cedermi. Disse di aver preso un portiere bravo e di volerselo tenere. E sono rimasto sei anni".

Ci sono persone come Bruno Carmando che hanno lasciato un bel ricordo.
"Con lui avevo un bel rapporto, eravamo amici. Quando non tornavo a Bergamo mi allenavo con la Beretti e mi mettevano in attacco, me la cavavo bene. Un giorno provai un dribbling e mi feci male, per fortuna c'era Bruno che mi ha portato nello spogliatoio e mi ha messo subito la gamba nel ghiaccio. Sono rimasto fermo per 50 giorni, Zoff con lo stesso infortunio è stato fuori tre mesi. Mi hanno portato alla clinica e dissero che dovevo stare fuori per sei mesi, Bruno disse di no e andammo dall'ortopedico, mi ha ingessato la gamba e mi ha detto che dopo 50 giorni avrei giocato. Grande rapporto con Bruno, mi è dispiaciuto non essere potuto venire al funerale, così come per Fulvio De Maio, mi dispiace perchè anche lui era un amico".

C'è un aneddoto su una trasferta di Reggio Calabria, avevate scioperato perchè la società non vi pagava. Partì la Beretti per giocare la partita ma poi il giorno dopo vi trovarono lì. Come è andata?
"Avevamo una riunione al Comune col sindaco. Dopo alcune discussioni verso mezzanotte è stata fatta una delibera di dieci milioni per pagare qualche stipendio. Ci ha convinto e siamo partiti con le nostre macchine, siamo arrivati alle sei del mattino, siamo andati a dormire, ci siamo svegliati tardi, abbiamo mangiato e siamo andati a giocare. Abbiamo perso però. Al ritorno un giocatore fece anche un incidente con l'auto ma nulla di grave".

Cosa rappresenta la Salernitana?
"Una parte importante della mia vita. C'era anche mia moglie con me che aveva 20 anni e abbiamo avuto una figlia qui. Siamo rimasti fino al '75. Si è trovata benissimo, abbiamo fatto un sacco di amici con cui ci sentiamo ancora adesso. Anche io mi sono trovato benissimo. Poi nel calcio si vince e si perde, la cosa brutta è aver perso un campionato che potevamo vincere".

Ha incrociato di nuovo la Salernitana poi?
"Quando ero col Brescia e alla Salernitana c'era Varrella. La mia squadra non aveva mai preso tre gol, stavamo andando in A e a Salerno perdemmo 4-1. La Salernitana poi si è salvata. Mi auguro che si salvi anche quest'anno perchè ci tengo a questa squadra. Mi informo sempre sui risultati e mi piange il cuore quando vedo che perde".

La top 11 di Valsecchi?
"Parlando della squadra del 1970 c'era Daolio, un mediano molto bravo. Come stopper era bravo Fraccapani. Come attaccante mi piaceva Rigotto, quando vincevi 1-0 davi la palla a lui e faceva finire la partita, era un problema portargli via la palla. Come terzino c'era Rosati a destra, anche Pigozzi è stato un terzino molto bravo. Come libero Olivieri che è stato un anno qui ed era bravo anche tecnicamente. In attacco poi Pantani, una mezzala o seconda punta che sapeva far gol. Come tornante Santucci, partito terzino ma poi giocava ala sinistra, faceva avanti e indietro. Come mezzali erano bravi sia Horton che Bianchini che giocavano nello stesso ruolo. Per ultimo mettiamo Baffi, che poi è andato alla Lazio, ala sinistra o attaccante. Aggiungerei anche Antonio Capone tra gli attaccanti, che è arrivato qualche anno dopo ed era molto bravo, Vito Chimenti molto sfortunato e poi Nando Di Francesco. Meriterebbero di stare nella formazione anche altri come Urbani o Raschi in difesa. Abbiamo avuto anche degli allenatori bravi come Losi, è arrivato che eravamo in zona retrocessione e siamo finiti secondi o terzi, facendo più punti della prima. Viviani pure era molto bravo, un gran signore, persone vere di calcio".

Un aneddoto su Viviani.
"Durante gli allenamenti metteva in porta gli altri portieri e me in attacco. Un giorno facciamo allenamento con la Beretti e vinciamo 5-1, feci qualche gol. Viviani mi disse che il giorno dopo avrei giocato in attacco con la Beretti. Era l'anno in cui non facevamo molti gol e la domenica successiva dovevamo giocare col Lecce che era la capolista. Dissi al mister che se mi metteva in attacco con i salentini e perdevamo non potevamo più uscire dal campo. Con la Beretti intanto giochiamo il derby con la Turris e vinciamo 2-1 con due miei gol. E lui insisteva a volermi far giocare in attacco la domenica dopo, io dissi fino all'ultimo che era meglio di no e che non sarebbe stato giusto nei confronti degli attaccanti che avevamo. Alla fine giocai in porta e perdemmo 1-0. È stato un gran signore. Pagava di tasca sua per farci giocare".

Una dedica alla Salernitana.
"Con sincero amore per la causa della Salernitana, con tutto il cuore".

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 11 aprile 2025 alle 17:00
Autore: Lorenzo Portanova
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