Se c'è un momento in cui i veri tifosi si riconoscono, questo è proprio quando tutto va male. Due anni di gestione fallimentare hanno portato la Salernitana sull'orlo del baratro, con un piede e mezzo già nella Serie C. Il malcontento della tifoseria granata è più che giustificato dopo una lunga serie di errori che hanno affossato la squadra fino a relegarla nei bassifondi della classifica di Serie B.

Ma ora, alla vigilia di uno scontro diretto fondamentale contro il Sud Tirol, si sentono voci di possibili defezioni sugli spalti. Voci che fanno sorridere amaramente, se non addirittura indignare, perché adesso più che mai è il momento di stringersi attorno alla squadra.

L'estate dei niet

Facciamo un passo indietro. L'estate scorsa il direttore sportivo Petrachi si è trovato nell'impossibilità di acquistare i calciatori che aveva bloccato e così il ritiro è diventato un "ritiro fantasma" con giocatori con la valigia pronta. Quello era il momento di mandare un segnale forte alla società, di disertare e far capire che certe gestioni non sono più tollerabili.

E invece... 4.563 tifosi hanno ugualmente sottoscritto l'abbonamento, fidandosi del fantomatico "piano triennale per ritornare in A". Un piano che, evidentemente, deve essere finito in qualche cassetto dimenticato della sede societaria.

L'assurdo controsenso: abbandonare chi sta annegando

Ed eccoci al paradosso di oggi. Proprio quando la squadra è al minimo storico, debole e impaurita, qualcuno pensa di abbandonarla al suo destino, privandola dell'unica vera forza che potrebbe ancora fare la differenza: il sostegno del pubblico?

Questa è la logica del tifo rovesciata! È quando si vince e la squadra è forte che il sostegno del proprio pubblico non è indispensabile. Chiunque sa giocare con il vento in poppa. Ma è nei momenti di difficoltà che l'aiuto del pubblico diventa assolutamente vitale.

Disertare lo stadio sabato sarebbe come abbandonare un amico nel momento del bisogno. Sarebbe come dire "ti sono stato vicino quando tutto andava bene, ma ora che sei in difficoltà, arrangiati". Non è questo lo spirito del vero tifoso.

Quando il tifo diventa ossigeno

Chiediamoci: quale effetto psicologico avrebbe su una squadra già fragile mentalmente il vedere uno stadio semivuoto in uno scontro salvezza? Oppure come reagirebbe un giocatore in difficoltà sentendo fischi al primo errore invece di un incoraggiamento?

Il sostegno del pubblico può diventare il dodicesimo uomo in campo, spingendo i giocatori oltre i propri limiti, infondendo coraggio quando le gambe tremano e la paura di sbagliare paralizza. Il calore dei tifosi può trasformarsi in energia positiva, può dare quella spinta in più che fa la differenza tra una sconfitta e una vittoria, tra la rassegnazione e la reazione.

Il vero tifoso c'è sempre

Per fortuna, la maggioranza dei tifosi granata questo lo sa bene. Sabato prossimo, anche con il fegato logorato dai dispiaceri inflitti loro da due campionati fallimentari, non faranno mancare il proprio sostegno, incoraggiando i calciatori anche quando commettono qualche errore. Soprattutto in quei momenti.

Perché essere tifosi non significa solo festeggiare le vittorie, ma anche sostenere la squadra nelle sconfitte. Non significa solo applaudire le prodezze, ma anche incoraggiare dopo gli errori. Significa esserci, sempre, soprattutto quando tutti gli altri se ne vanno.

A fine campionato ci sarà tutto il tempo per analizzare nel dettaglio gli errori della proprietà, per contestare, per pretendere un repulisti generale come ha avuto il coraggio di fare in queste ore la Sampdoria. Ma ora è il momento di stringersi attorno alla squadra, di fare quadrato, di dimostrare che il tifo granata non è di facciata.

Sabato, allo stadio, la Salernitana avrà bisogno di ogni singolo tifoso. E i veri tifosi ci saranno! Perché il vero amore per la maglia si dimostra proprio nei momenti più bui.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 07 aprile 2025 alle 21:00
Autore: Giovanni Santaniello
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