E' proprio vero che in casa Salernitana non ci facciamo mai mancare nulla. Potevamo goderci questa pausa per le nazionali senza pensieri purtroppo tristi legati ad una squadra che non emoziona più come una volta, invece siamo costretti a commentare l'ennesimo ritorno di Colantuono (nulla contro l’ottimo professionista, sia chiaro), il silenzio totale del proprietario, le parole evitabili del presidente Busso e - soprattutto - il botta e risposta a distanza tra l'amministratore delegato Maurizio Milan e il direttore sportivo Gianluca Petrachi. E' evidente che la storia recente non abbia insegnato nulla. Ma avete dimenticato quante volte la Salernitana targata Iervolino abbia rischiato di retrocedere (fino a riuscirci collezionando figuracce e record negativi tali da provare imbarazzo) per diatribe interne che acuivano i problemi di organici modesti? Se i presupposti sono questi, rassegniamoci già da ora a vivere un campionato nella migliore delle ipotesi totalmente anonimo e un mercato di gennaio basato su faide interne, spaccature e ulteriori ridimensionamenti. Petrachi, che pure ha commesso i suoi errori, alla fine ha perso la pazienza e si è sentito "tradito" da una società alla quale ha dimostrato spirito aziendalistico totale e che lo ha "scaricato" in conferenza stampa e non nel chiuso di un ufficio o dello spogliatoio attribuendogli colpe, ma senza ricordare ai giornalisti e alla piazza in che condizioni abbia dovuto operare in estate.
Roba da far scappare anche Marotta o il più esperto dei dirigenti. Petrachi, a differenza di Milan, ha gettato sempre acqua sul fuoco. Anche quando gli strappavano i contratti già firmati di Coda, Vandeputte e Palumbo. Anche quando doveva liberarsi finanche degli ingaggi di Jimenez, Motoc e qualche calciatore non certo costosissimo prima di chiudere una trattativa in entrata. Ovviamente in prestito e con stipendio con pochi zeri. Martusciello ha già pagato con l'esonero aver accettato una situazione sportivamente parlando caotica, con una società che prometteva mari e monti illudendo la piazza e che poi si è tirata indietro aspettando acquirenti e trattando per due mesi con la Brera Holdings chiudendo, contestualmente, i rapporti con la stampa locale e con quella tifoseria che si è fidata ciecamente, intitolando frettolosamente club e riservando un "osanna a prescindere" che non è toccato nemmeno al più vincente o appassionato tra i suoi predecessori. Non osiamo immaginare cosa avremmo visto o letto se i protagonisti di un biennio tra i peggiori della storia si fossero chiamati Lotito, Mezzaroma o Fabiani. Quelli che oggi siamo costretti a rimpiangere e che avevano lasciato la Salernitana in serie A, con un parco giocatori di livello, un bilancio in attivo, zero euro di debiti e una serie di introiti sicuri che sarebbero toccati ai "romani" e dei quali ha usufruito Iervolino pur essendo l'ultimo arrivato nel mondo del calcio. Tutto per una norma osteggiata, ma che in realtà è stata foriera di enormi soddisfazioni a Salerno. Ma qui vincere 4 campionati su 10 e due coppe, con il marchio sulle maglie, un centro sportivo rinnovato e un Arechi rimesso a nuovo era ritenuto poco dignitoso.
In fondo questo ci meritiamo e nulla accade per caso. I tanti “odiatori seriali” ignorano o peggio ancora denigrano chi il campanello d'allarme lo sta facendo suonare non da settembre, ma addirittura da prima che arrivasse la matematica retrocessione in quella maledetta notte di Frosinone. La tifoseria di Salerno non ha più nulla da dimostrare in termini di passione ed entusiasmo, ma cantare e sostenere a prescindere è davvero la soluzione? O forse si potrebbe provare a disertare lanciando un messaggio ad una società partita in quarta e che oggi fatica a salvarsi in una B modesta e piuttosto scarsa? Il sottoscritto nota con sofferenza che non è l'unico, dopo decenni tra Vestuti, Arechi e trasferte nei campi sterrati della terza serie, a vivere le partite con distacco, tristemente abituato a sconfitte, prestazioni negative e chiacchiere in conferenza stampa ricche di filosofia e prive di contenuti che lascino presagire un futuro diverso. E se al tifoso sfegatato coi capelli bianchi hanno tolto il gusto di non dormire la notte per la tensione pre-partita, come pensano di avvicinare quelle nuove generazioni che, continuando così, seguiranno esclusivamente le grandi della A? Tutto davvero molto, molto triste. E i responsabili sono facilmente individuabili. Povera la nostra Salernitana!
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