Quest'investimento non s'ha da fare. Potremmo parafrasare una celebre frase del Manzoni per riassumere quanto accade a Salerno da quattro sessioni di mercato a questa parte. Perchè le operazioni si chiudono in modo abbastanza celere quando si tratta di prestiti o svincolati, ma si fa tremendamente fatica se bisogna allargare i cordoni della borsa e spendere qualcosa di soldi. Valentini, per carità, ha fatto benissimo a difendere la proprietà nella conferenza stampa nei giorni scorsi parlando di investimenti importanti e addirittura superiori a quanto prospettato. Ma forse bisognerebbe andare a "chi l'ha visto?" per capire che fine abbiano fatto i famosi sei milioni di euro utili a rinforzare un organico lacunoso in tutti i reparti e che certo Petrachi aveva costruito maluccio la scorsa estate anche per gli ostacoli che ha trovato sul proprio percorso e che solo in parte dipendevano dalle sue responsabilità. Ad oggi abbiamo un signor portiere, un attaccante che ha le caratteristiche giuste, qualche altro calciatore di prospettiva che può dare una mano...e poi? Davvero era necessario salire fino a Milano per piazzare 2-3 esuberi e tornare con Zuccon che non ha brillato a Cosenza e che era una riserva della Juve Stabia?

Ci saremmo aspettati qualcosa in più da una proprietà che avrebbe le potenzialità economiche per prendere chiunque e per spadroneggiare in quella categoria che abbiamo rivisto, dopo tre anni di A, proprio a causa degli errori di Iervolino. A questa Salernitana mancano un altro difensore forte (senza Christensen di cosa avremmo parlato domenica scorsa?), un centrocampista di spessore e un attaccante, perchè in panchina abbiamo giocatori che hanno faticato tantissimo e che sono riusciti a far peggio del vituperato Simy che, con tutti i suoi limiti, non era certo il problema della squadra. Tutt'altro. Insomma, sarebbe bastato poco per avere una rosa competitiva, per dare un segnale ai tifosi, per far capire che la proprietà sta andando oltre il ritorno sugli spalti che fa piacere emotivamente, ma non sposta gli equilibri. Iervolino, lo diremo all'infinito, non può passare da Cavani, Mertens e sogno Europa League al budget irrisorio di quest'inverno con la Bersagliera che rischia la seconda retrocessione di fila in quell'inferno della C che speravamo tutti di aver messo definitivamente alle spalle. Ora però è giusto concentrarci sul campo e appoggiamo la linea degli ultras e dei club organizzati: sostegno fino a giugno, poi si tireranno le somme. Perchè in Lega Pro non andrebbero nè Milan, nè Busso, nè il presidente dimissionario, nè Valentini o Petrachi ma una città e una tifoseria che oggi stanno pagando a caro prezzo la mancata percezione del pericolo e non aver ascoltato quel campanello d'allarme che suonava all'impazzata già durante l'estate del 2023.

Il pubblico, lo abbiamo visto contro Reggiana e Cremonese, può dare davvero una marcia in più e sappiamo tutti cosa sia l'Arechi nei momenti cruciali. E allora giudizi, critiche e commenti rimandiamoli a tempo debito. Sperando che Breda inizi a metterci qualcosa di suo. Ok la bandiera, ok la storia, ma dobbiamo giudicare una persona a cui saremo sempre affezionati come l'allenatore della Salernitana e non come quel top player che fece la differenza negli anni Novanta. Si dirà che ha vinto due gare su quattro, perdendo immeritatamente col Sassuolo e subendo a Pisa un gol di mano. Tutto vero. Ma la scossa sul piano del gioco non c'è stata e anche le convocazioni ballerine e la prudenza eccessiva rischiano di trasmettere paura e timori ad un gruppo che già non spicca per abnegazione e attaccamento. Ovviamente è fuori luogo anche bocciarlo a prescindere dopo appena 4 gare, ci mancherebbe, ma speriamo che si possa apprezzare presto anche la mano di un allenatore che, da subentrante, ha fatto spesso bene. E che certo non vuole macchiare il suo rapporto con la piazza.
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 07 febbraio 2025 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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