Si pensava che le due partite interne consecutive potessero rappresentare un'occasione per uscire dalla crisi e per trascorrere un Natale sportivamente parlando più sereno. E invece la nostra Salernitana prosegue la sua lenta agonia e si appresta a chiudere un 2024 da incubo in una posizione di classifica che rispecchia la politica del risparmio attuata dalla società, gli errori del direttore sportivo, l'inesperienza di Martusciello e l'approccio tutt'altro che esaltante di un Colantuono al quale è stato rinnovato il contratto prima di due gare che invece dovrebbero essere decisive per il suo futuro. Perchè, se contano numeri e prestazioni, è evidente che non ci sia stata la tanto attesa svolta; anzi, la Salernitana ha subito una involuzione dal punto di vista del gioco, dell'atteggiamento, dell'impegno e della cattiveria agonistica come certificato dalla debacle col Sassuolo, dalla sconfitta interna mortificante in un derby giocato senza intensità e dallo 0-0 con un Brescia che sarebbe eufemistico definire modesto. Affrontare le Rondinelle del sopravvalutato Bisoli con cinque difensori chiudendo con un ragazzino della Primavera al centro dell'attacco ha fatto storcere il naso a quei pochissimi che continuano a seguire ancora le gesta della Bersagliera dal vivo e che certo avrebbero meritato uno spettacolo diverso e che andasse oltre i tiri dalla distanza di quel Braaf in discussione per motivi tattici pur essendo uno dei rari esempi di giocatori in organico con un minimo di qualità palla al piede.

E ora si va a Frosinone, contro l'ultima in classifica senza 6-7 calciatori e su quel campo che sancì la retrocessione aritmetica nel mese di aprile. 24 ore dopo sarebbe stato doveroso chiedere scusa, metterci la faccia sotto la curva, garantire investimenti e scegliere da subito guida tecnica e direttore sportivo senza trattare con fondi senza fondi o imprenditori che si scioglievano come neve al sole quando si dovevano mettere i soldi sul tavolo. E invece, dopo 8 mesi, siamo nella medesima situazione, ma in serie B e con la paura di fare quel doppio salto all'indietro che potrebbe equivalere ad un fallimento non solo sportivo. Ma anche in questo caso essere stati buoni profeti è magra consolazione, visto che parte dell'ambiente ha continuato ad assistere in silenzio ad un ridimensionamento totale e che viaggiava in direzione opposta a tutte le promesse fatte da Iervolino nel giorno del suo insediamento a Salerno. Quel 31 dicembre che fu visto come una liberazione e che invece ci ha privato della miglior società di sempre, quei romani che hanno reso grande la Salernitana regalandoci successi, record e soddisfazioni senza ricevere la giusta gratificazione.

Perchè Salerno è la piazza degli eccessi, quella che ha fischiato e applaudito a prescindere senza rendersi conto, già dalle otto sberle di Bergamo e l'addio burrascoso di Sousa, che qualcosa non stesse andando per il verso giusto. Peccato, davvero peccato. Ci avevano fatto toccare il cielo con un dito, illudendoci che si stesse aprendo una nuova era per lo sport salernitano. E invece siamo passati dai pareggi a San Siro e all'Olimpico e dalla festa rovinata al Napoli alla speranza di evitare la retrocessione in Lega Pro e con una formazione inadeguata per la categoria e che dovrà essere rivoluzionata nel mercato di gennaio. Stavolta anche Petrachi non ha alibi, pur con un budget ancora una volta limitato. E che speriamo possa comprendere anche una somma adeguata per un allenatore se nelle prossime due gare le cose dovessero andare male. Anche se fare peggio di così appare francamente impossibile. Sotto l'albero un nuovo presidente, un nuovo socio (avete visto che flop quando i nomi escono prima sui giornali?) o uno Iervolino motivato e desideroso di non far "pagare" alla piazza i suoi errori. Nessuno disconosce che le pessime gestioni De Sanctis-Sabatini abbiano scalfito il suo originario entusiasmo facendogli gettare soldi dalla finestra, ma se ti affidi a un dirigente alle prime armi e super contestato anche a Palermo e a un altro a fine carriera che, a conti fatti, non ha mai vinto nulla salvandosi grazie al suicidio sportivo del Cagliari allora c'è poco da fare. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 26 dicembre 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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