A volte ci si chiede perché da un anno e mezzo a questa parte i risultati per la Salernitana parrebbero proprio non giungere, altre volte ancora ci si guarda attorno e, non senza un po' di umana invidia, si constata come realtà calcistiche, geograficamente vicine ma imparagonabili per storia e blasone ai granata, fanno bene avendo speso ben meno della nostra Bersagliera. Di alibi e di difficoltà supplementari abbiamo discusso a lungo e ne è stato dato pieno atto al ds Petrachi, ma un professionista conclamato e calcisticamente scafato come lui avrebbe forse potuto ottimizzare meglio le pur limitate risorse investendo meno su nomi altisonanti, lontani da una condizione accettabile o in regresso di carriera e rendimento, e più su calciatori affamati, emergenti, nonché pronti fisicamente e funzionali al tipo di gioco pensato per il club del cavalluccio marino. Far ripartire un club blasonato dopo una retrocessione dolorosa è esercizio difficile ed impegnativo per un dirigente , il quale ha colto la inevitabilità di un profondo rinnovamento della rosa ma non ha potuto completare l'opera portando gli ultimi atleti caratterizzati da un annoso rendimento insufficiente e da un ingaggio pesante per le non floridissime casse societarie.

Ebbene l'operazione va completata, senza remore, tentennamenti o rimpianto alcuno per chi, pur messo nelle migliori condizioni economiche per esprimersi al meglio, ha deluso insistentemente il club ed i tifosi inanellando una sfilza di flop e, talvolta, non palesando più di tanto nemmeno quel doveroso attaccamento alla causa granata. Petrachi ceda o, in mancanza, tagli rescindendo coloro i quali al momento di fatto, appesantendo le finanze, impediscono o limitano il rafforzamento quantitativo e qualitativo della rosa campana. Per la campagna trasferimenti sarà, però, importante, visto un budget non faraonico ma comunque sufficiente, non sprecare cartucce inseguendo altri nomi celebri e ridondanti al crepuscolo della carriera, ma individuare tra gli esuberi di massima serie, in cadetteria o in categorie inferiori, quei giocatori che abbiano quelle caratteristiche adatte ad un campionato non eccelso ma agonisticamente e fisicamente logorante come la serie B italiana.

Giovani o esperti che siano, occorre gente che lotti ed onori la maglia, per sé stessi prima ancora che per la piazza stessa, e che vada a colmare lacune oggettive evidenti non solo agli addetti ai lavori ma anche al tifoso comune. Alla Salernitana serve professionalità e leadership, e il nome può arrivare e servire solo se mentalizzato a lottare con il coltello tra i denti e se conosce la categoria, la piazza e non conta di passeggiare in campo perché dotato di curriculum e tasso tecnico superiore al contesto medio della categoria in cui sbarca. Ben vengano, pertanto, i calciatori alla Verdi o alla Djuric, che già hanno ben figurato e dimostrato a Salerno, o alla Akpa-Akpro (oramai, però, sfumato perchè accasatosi al Monza del neo tecnico Salvatore Bocchetti), ma si guardi anche ai Raimondo, ai Leone o ai Palumbo di turno, che, a cifre accessibili, sarebbero in grado di fornire da subito un tangibile contributo per migliorare l'asfittica classifica in cui versa la Salernitana tuttora. Attenzione, però, al di là degli interventi da compiere sul mercato, ciò che andrebbe migliorato sensibilmente è l'ambiente societario, laddove si difetterebbe in organizzazione e coesione interna e laddove bisognerebbe creare le condizioni giuste per fare lavorare al meglio staff tecnico e calciatori.

Sia chiaro nessun alibi particolare per elementi che l' anno scorso hanno affossato la Bersagliera e per chi pure quest'anno continua imperterrito a steccare, ma la società granata ha peccato in presenza, programmazione e unità di vedute e intenti, nonché ha palesato limiti di comunicazione clamorosi lo scorso anno e presenti pure in questa corrente stagione, tra silenzi ingiustificabili del vertice e situazione in cui, invece, chi ha proferito pubbliche dichiarazioni avrebbe fatto meglio a tacere. Petrachi non deve sbagliare mercato a gennaio e non può essere più destinatario di alibi in caso di risultati che continuino a non sopraggiungere, ma effettivamente proprio nulla pare essere stato edificato per rendergli più agevole un computo comunque indiscutibilmente gravoso. Emblematica, per citarne giusto una per tutte, la vicenda dell'ad Milan che si muove personalmente per chiudere l'operazione ingresso di Del Vecchio come socio forte della Salernitana di Iervolino e dei timori di un amministratore che parrebbe doversi guardare da franchi tiratori all'interno del club stesso, ovvero da soggetti portatori di vedute e magari pure interessi contrapposti in merito alle possibili strade da percorrere per il futuro del sodalizio di via Allende. 

Al di là del caso di specie sopra citato, sarebbe innegabile che in tutto il corso della gestione targata Danilo Iervolino a Salerno avrebbero proliferato, e pure prosperato talvolta, figure varie attorno alla governance societaria che, forti di rapporti personali di amicizia o vicinanza di affari con il patron, avrebbero forse influenzato il decorso di date vicende sportive o gestionali della Salernitana. Si è parlato e vociferato in città di una imprecisata lobby romana e di troppi consiglieri che bisbiglierebbero alle orecchie del proprietario dei granata, ma, in ogni caso, la gestione stessa della Bersagliera è parsa a tanti essere approssimativa e carente di polso, con decisioni tardive, non propriamente azzeccate e, a volte, finanche contraddittorie tra loro. Vorremmo prendere ora posizione sulla decisione della torcida granata di non dare credito alle belle parole di Milan e della società campana, perpetuando le manifestazioni di civile ma dura protesta: riteniamo che bene abbia fatto la tifoseria , perché era ora che in città ci si ridestasse e perché troppe e troppo gravi sono state le umiliazioni inferte da una gestione inadeguata del club per non attendere fatti concreti prima di sotterrare l'ascia.

Finalino per una situazione singolare che continuerebbe ad avere luogo nella Salernitana e concernente la reiterata fuga di notizie riservate relative a dinamiche societarie, come nell'ultimo recentissimo caso della trattativa con il patron di Luxottica. La società deve crescere e per farlo sarebbe opportuno iniziare ad arginare una volta per tutte queste possibili gole profonde che diffondono notizie e, talvolta, le finanche indirizzano scientemente. La vicenda è vecchia e in parte precede pure questa attuale governance, ma il processo di crescita non può e non deve prescindere dall'adoperarsi per arginare un fenomeno deleterio come e più di un errore difensivo, di un goal sbagliato, di un tecnico che non faccia girare la squadra o di un ds che non indovini i rinforzi giusti al calciomercato.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 25 dicembre 2024 alle 00:00
Autore: Raffaella Sergio
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