Che Salerno sia una piazza che spesso giudica per simpatie e antipatie è cosa nota e che certo non aiuta a fare un ulteriore salto di qualità. Basti pensare che, ancora oggi e in una situazione sportivamente parlando catastrofica, c'è chi ripropone il solito ritornello dei romani disconoscendo gli enormi meriti di Lotito, Mezzaroma e Fabiani in un decennio ricco di soddisfazioni e sfociato con la vittoria di quattro campionati e due coppe, oltre alla risoluzione definitiva della querelle marchio che, da sola, basterebbe per essere riconoscenti a vita. Del resto, dopo di loro, abbiamo visto i risultati.

C'è invece qualche dirigente che ha goduto di una stampa favorevole e di un plauso incondizionato da parte della tifoseria pur avendo commesso errori grossolani pagati - nel vero senso della parola - a caro prezzo ancora oggi. Perchè se nel primo anno, con un budget enormi, saremmo già retrocessi senza il suicido sportivo del Cagliari a Venezia, nella seconda avventura a Salerno abbiamo visto un Walter Sabatini in difficoltà nelle scelte. Uno che prese la Salernitana a -2 dalla salvezza retrocedendo virtualmente due mesi dopo senza indovinare un solo acquisto a gennaio.

Ma il vero errore è stato quello di non blindare Filippo Inzaghi, delegittimato dopo un 2-2 col Milan e alla vigilia di uno scontro diretto fondamentale come quello di Verona. Con Inzaghi quella squadra modesta e quel gruppo spaccato e mal gestito aveva messo sotto Milan, Roma, Juventus, Napoli e Lazio, ottenendo buoni risultati negli scontri diretti con Verona, Cagliari e Sassuolo e pareggiando 0-0 a Torino con una decina di assenze e un gruppo totalmente rifondato e composto da persone ferme da mesi come Boateng. Quello che per parte dell'ambiente "non era buono" dopo aver applaudito chi prendeva otto gol a Bergamo schierando Candreva terzino.

E Sabatini, al posto di lavorare in prospettiva futura e blindare un allenatore che sarebbe stato top in cadetteria, pensò bene di esonerarlo affidando la panchina a Liverani, con scuse fuori tempo e fuori luogo in conferenza stampa e la sacrosanta risposta di un mister che è stato sottovalutato dall'ambiente e che oggi vola con un Pisa che non ha l'organico di Cremonese, Palermo, Sassuolo e Sampdoria, ma che ha una guida tecnica che in cadetteria non ha mai sbagliato un colpo. 

L'incomprensibile licenziamento di Inzaghi si aggiunge ad altri errori come il quinquennale da oltre 1,2 milioni di euro a Sepe, al triennale a Fazio da 2 milioni a stagione, senza dimenticare il grosso investimento per Mikael, i flop Mousset, Weismann, Gomis, Pasalidis, Pellegrino, Vignato e Perotti e il milione e mezzo di euro di ingaggi lordi tra Manolas e Boateng. Non aveva budget? C'è chi, senza proprietà, con la gestione affidata ai trustee e il rischio esclusione dalla A, prese Ruggeri, Ranieri, Zortea, Strandberg, Kastanos, Ribery e Bonazzoli!

I numeri, invece, descrissero perfettamente il Sabatini-bis. Con zero vittorie in 19 partite. Tutti errori che hanno pesato sulle casse sociali e sull'entusiasmo del patron. Chissà oggi, con la stessa rosa (seppur lacunosa e costruita in ritardo) dove saremmo con Super Pippo al comando.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 31 dicembre 2024 alle 14:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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