Venticinquemila spettatori sugli spalti. Iervolino e la moglie che fanno il giro di campo, battendo la mano sul petto e sventolando con orgoglio una sciarpa granata mentre il pubblico sogna e canta "portaci in Europa". Da 0-2 a 3-2 con l'Udinese per la più classica delle vendette sportive, tra l'altro con spettacolare gol dell'ex al 95' e quel tandem Kastanos-Candreva che dava spettacolo come da tempo non si vedeva dalle nostre parti. E ancora. Bradaric motorino a sinistra, Gyomber difensore insuperabile, Coulibaly dai mille polmoni e un Dia che, seppur indisponibile, salutava i supporters di fede granata ascoltando il motivetto che ha riecheggiato per un anno intero sulle scalee dell'Arechi. Sembra passata una vita, invece stiamo raccontando una bella favola che risale ad appena un anno fa. Quando, con un super Sousa in panchina e una società economicamente solida e carica d'entusiasmo, si pensava davvero di essere entrati in un'era senza precedenti per il calcio salernitano. Ci brillavano gli occhi quando il patron prendeva parola sotto la Sud prospettando investimenti super e "Salerno città dello sport, punteremo alla zona sinistra della classifica e saremo polo attrattivo per grandi campioni di caratura internazionale".

Tutto mentre De Sanctis cantava con gli ultras e il gruppo, più che mai unito, si proiettava alla festa di Piazza della Concordia. Erano in 5000 a celebrare la stagione forse più bella di sempre, ignari che quel momento straordinariamente bello stesse rappresentando l'inizio della fine. Perchè, da lì al giorno dopo, non s'è capito più nulla. Sousa che parla con i rivali del Napoli, De Sanctis che lascia intendere da subito in conferenza stampa che ci sarebbe stato un ridimensionamento tecnico ed economico ripromettendosi di non acquistare nessun difensore perché a posto così, Dia e tanti altri col mal di pancia e qualche litigio in allenamento che alimentò tensione sin dal primo giorno di ritiro. Addirittura con camere d'albergo senza aria condizionata e qualche giocatore fuori rosa che trasmetteva negatività a tutto il contesto. Oggi ci lecchiamo le ferite di una retrocessione ignobile, vergognosa, tale da spingere tifosi sfegatati come il sottoscritto a spegnere la tv durante le partite per evitare una sofferenza sportiva che fa male alle coronarie. Nemmeno a ridosso dei fallimenti targati Aliberti e Lombardi abbiamo provato una tale sensazione d'impotenza a cospetto di una squadra spenta, scarica, senza cuore, capace di stendere i tappeti rossi in casa al Verona e che ha tirato fuori l'orgoglio solo quando l'avversario era di spessore e c'era la possibilità di mettersi in mostra. Ricomincio da tre, verrebbe da dire per parafrasare il titolo di un famoso film. Con Iervolino al timone, Milan al suo fianco e l'avvocato Fimmanò che costituisce, per il patron, un valido braccio destro.

Per il resto sarebbe opportuno veramente voltare pagina e fare tabula rasa, in campo e anche fuori (troppi dipendenti, restringendo e rinnovando magari), consapevoli che se questo gruppo avesse avuto un minimo di attaccamento e dignità in più avrebbe potuto quantomeno giocarsela con Lecce, Empoli e Verona che non sono affatto superiori sul piano squisitamente tecnico. Non pretendiamo la A immediata, ci mancherebbe, ma di non veder mai più certa gente camminare sul prato dell'Arechi sì. E non facciamoci commuovere dalle poesie pubblicate sui social da dirigenti che, al posto di recitare un mea culpa così mieloso, avrebbero potuto rinunciare all'incarico quando si sono accorti di non poter dare - per tanti motivi - ciò che serviva alla Salernitana. De Sanctis, Sabatini, il Sousa di quest'anno, Liverani...un disastro. Malissimo anche gente come Kastanos, Gyomber, Coulibaly, Bradaric, Ochoa, Pirola, Dia e anche Kastanos (quel po' che ha giocato), che era stata trainante pochi mesi prima e che ha invece ha sbagliato quasi tutte le partite. Nessuno è stato all'altezza dell'amore della piazza e dei lauti stipendi ricevuti. Non osiamo immaginare cosa si sarebbe detto, fatto e scritto se, al posto di questo assetto societario, ci fossero stati Lotito, Mezzaroma e Fabiani. Altro che scenografia e cori fino al 95'...
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 31 maggio 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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