Il difensore della Salernitana Federico Fazio ha rilasciato un'intervista a TvPLay. Ecco le sue dichiarazioni: "Ho avuto la fortuna di giocare nei tre principali campionati d'Europa, Francia, Inghilterra e Italia. Mi sono trovato benissimo al Tottenham, al Siviglia, alla Roma e pure a Salerno. Ho imparato tantissimo ed è stato bello giocare in queste squadre. Il rimpianto è non essere arrivati più lontani con la nazionale argentina ai mondiali in Russia del 2018. Abbiamo perso agli ottavi contro la Francia che poi ha vinto il Mondiale, potevamo arrivare un po' più lontani".
Il rapporto con la piazza di Salerno e con l'Arechi.
"Piazza molto calda, calorosa, affettuosa e appassionata. Piena di amore per la maglia. Ci sono tanti bambini allo stadio, compresi i miei che vengono sempre. Sono cresciuti qui e se la stanno godendo molto, li vedo contenti e mi fa piacere, mi riempie d'amore per questa città e questa squadra".
C'è qualcosa delle città di Roma, Siviglia e Salerno che ti è piaciuto particolarmente?
"A Siviglia sono arrivato molto giovane, ho giocato per otto anni. La vita in Europa è diversa dall'Argentina, dove è più difficile. Mi ha subito colpito lo stadio, la gente. A Roma ci sono tantissimi posto, è una città meravigliosa, storicamente la più importante del mondo. Mi piaceva guardare tutto, forse più degli altri il Gianicolo. Per Salerno dico proprio la città, stare in mezzo a tutti i tifosi e la gente, vivere proprio la città".
Il tuo piatto preferito è l'asado. Con quale personaggio famoso del calcio ti piacerebbe mangiarlo?
"Con Batistuta. È stato il mio idolo da bambino, lo guardavo sempre quando giocava in Serie A ed era il campionato più importante del mondo. Giocavano tanti argentini ma mi piaceva lui, la sua forza, la sua grinta, era un vero bomber. Non l'ho conosciuto ma mi piacerebbe".
Ti piace il mate ma sei nella terra del caffè. Quale scegli tra le due bevande?
"Mi sono abituato molto al caffè ma l'abitudine del mate la porto sempre. Qui vivo molto in mezzo alla gente e ho preso molto l'abitudine del caffè".
Ti chiamano 'Il Comandante'. Quale doti deve avere un leader, in campo e fuori?
"La cosa più importante è essere d'esempio, fare quello che si deve per aiutare gli altri... e comandare. Mi piace avere questa responsabilità, guidare gli altri e fare ciò che va fatto nel momento giusto. C'è chi lo ha dentro e chi no, a me piace".
Come è cambiato il ruolo di difensore da quando hai iniziato a giocare?
"Quando sono arrivato al Siviglia, la squadra era molto forte e lottava per vincere tutti i tornei a cui partecipava. Si giocava molto ed è una cosa che mi piace, non è stato difficile adattarmi. Ora si gioca molto dal basso, si studia tanto, come uscire meglio contro squadre che ti pressano o no ma è più difficile perchè anche gli altri ti studiano. Al Tottenham c'era una squadra molto tecnica, mi piace giocare la palla ma quando non si può non si può".
Ti piace questa costruzione dal basso anche sotto pressione?
"Contro squadre che pressano molto forte, non c'è bisogno di prendere tanti rischi per avere una palla che arriva meglio in attacco. Bisogna capire i momenti delle partite in cui giocare e non giocare. Non bisogna farlo per forza, è importante leggere i singoli momenti delle partite".
Quando si è ritirato De Rossi hai detto che era il più grande in campo e fuori, che rapporto avevi con lui e perchè hai detto così?
"Appena arrivato a Roma ho scoperto una persona bravissima e bellissima, molto vicina dal punto di vista umano. Uno dei più bravi e forti a leggere i momenti delle partite e i sistemi. Poi la sua esperienza, il modo di aiutarti, un leader fortissimo. Non ho mai avuto un compagno così in campo".
Boca Juniors o River Plate?
"Sono tifoso del Boca sin da bambino. Non andavo molto allo stadio, meglio però la Bombonera anche se non sono tifoso. Sono andato più allo stadio del Ferro dove poi ho giocato e mi sono affezionato".
Meglio Maradona o Messi?
"Impossibile sceglierne uno. Sono cresciuto con Maradona, da bambino era più difficile vedere le partite ma mettevano sempre video e immagini di Maradona. Messi ha la mia età e ho giocato con lui in nazionale, vincendo le Olimpiadi nel 2008. Una cosa straordinaria e Maradona stava lì con noi".
L'attaccante più difficile da marcare?
"Ho giocato contro Van Nistelrooy, Raul, Robinho, Van Persie, Henry, Messi. Uno molto forte è stato Drogba, quello forse più difficile da marcare".
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