"Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare", ricordava il Manzoni, e Roberto Breda pare averlo preso come proprio vangelo calcistico, elevando la prudenza a dogma e la paura a strategia. La Salernitana è scesa in campo con una squadra scriteriata, un inaspettato 5-4-1 con il duo Njoh e Caligara impalpabili a guardia del fortino, mentre Zuccon e Corazza lasciati ancora in panchina. Solo a frittata fatta si è ricreduto e deciso a buttarli nella mischia.

Cerri là davanti, più solo di un arbitro al bar degli ultras, costretto a duellare contro l'intera armata ciociara come un don Chisciotte senza Sancho Panza. E mentre il patron Iervolino invocava ardimento dalle tribune, il nostro mister rispondeva con una formazione da "io speriamo che me la cavo". Ma si sa, con le preghiere non si fanno i gol, e nemmeno con i moduli che puzzano di naftalina più della giacca buona del nonno.

Le scelte odierne di Breda sono apparse ai più ottimisti come l’ennesima occasione perduta, con un bilancio fallimentare di soli due punti in tre partite abbordabili. Tornare subito a Martusciello, invocavano in molti dopo la disfatta con la Carrarese, ma la Società non ha voluto ascoltarli.

E cosa dire delle altre scelte sballate operate in questo campionato così deprimente: il mercato estivo? Una sagra delle occasioni perse, e quello invernale non è stato da meno, come chi cerca di aggiustare un colabrodo con lo scotch. La Serie C non è più uno spauracchio lontano ma un'ombra che si allunga sempre minacciosa come il campanile sul sagrato della chiesa. Per Iervolino sarebbe un tracollo epocale.

A questo punto, serve più di un miracolo: serve una resurrezione calcistica in piena regola. Ma temo che nemmeno San Matteo in persona, con tutto il rispetto per il santo patrono, potrebbe salvare questa Salernitana che gioca con la grinta di una squadra di educande in gita domenicale per poi svegliarsi solo negli ultimi venti minuti. L'Arechi, un tempo fortino inespugnabile, ora assomiglia più a un salotto buono dove si offrono thè e pasticcini agli avversari.

La verità è che questa Salernitana assomiglia sempre più a un'orchestra dove ognuno improvvisa col proprio strumento senza uno spartito.
Il "progetto tecnico" tanto sbandierato in estate si è rivelato essere più fragile di un castello di carte in un tornado, e ora non resta che aggrapparsi alla matematica, ultima dea ex machina di un finale di stagione che assomiglia sempre di più a quello tragico già visto in serie A.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 23 febbraio 2025 alle 21:00
Autore: Giovanni Santaniello
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