Corsa, cuore, polmoni e sudore. Ma anche inserimenti, staffilate dalla distanza, stacchi aerei con perfetta scelta di tempo nell’area avversaria che hanno fruttato gol belli e pesanti. Tiziano De Patre, soprattutto nel primo Cagliari di Gian Piero Ventura, ha incarnato il prototipo del centrocampista totale e tuttofare: abile in interdizione, spesso letale dalla metà campo in su, in tre anni vissuti in Sardegna (dal 1997 al 2000) ha scritto per ben 13 volte il suo nome sul tabellino dei marcatori. Mica male per una mezzala che fungeva da ago della bilancia del reparto nevralgico.
Oggi Tiziano fa l’allenatore, e segue con apprensione le turbolente vicende del “suo” Cagliari in questo avvio tormentato – per usare un eufemismo – di serie A.
Tiziano, tra fase difensiva e fase offensiva – entrambe deficitarie – poche cose sembrano andare bene in questo nuovo Cagliari di Claudio Ranieri. Lei come vede la squadra e cosa pensa che possa fare il mister, alla ripresa del campionato, per invertire il trend negativo?
“È vero che finora il calendario non è stato proprio morbido. Però bisogna dire le cose come stanno, e in questo momento al Cagliari manca soprattutto qualità a centrocampo. Mancano giocatori capaci di verticalizzare, centrocampisti dotati di sensibilità nei piedi. Insomma, gente in grado di innescare gli attaccanti. E poi vedo pochi elementi abili nel saltare l’avversario nell’uno contro uno: questo prototipo di giocatore è importantissimo nel calcio di oggi.
Si è sentita l’assenza di Lapadula, certo, ma il problema è quello di una mancanza di qualità generalizzata. Poi sappiamo che Ranieri è fenomenale nel dare equilibrio alla squadra e nel trovare le giuste misure e distanze tra i reparti. Ma ci sarebbe bisogno di qualche innesto dal mercato che alzi il livello tecnico dei sardi, e di migliorare tanto la circolazione della palla quanto i rifornimenti alle punte. Gennaio è tuttavia ancora lontano, per cui adesso è davvero difficile sbrogliare la matassa. La squadra fino a oggi ha messo in evidenza dei limiti strutturali che la stanno penalizzando in un torneo altamente competitivo come la serie A.”
Potrebbe essere anche un problema di sistema di gioco?
“Noi avevamo mezzali che si inserivano, esterni che si facevano tutta la fascia e arrivavano a crossare, un fenomeno come Fabian tra le linee e attaccanti di notevole spessore. Però anche nel Cagliari attuale ci sono buoni giocatori. Prati su tutti: il giovane regista proveniente dalla SPAL è stato un investimento azzeccato, perché lo ritengo un ragazzo di prospettiva e dalle grandissime potenzialità. Ovviamente non si può sperare che un 2003 come lui possa far fare il salto di qualità alla squadra: è ancora presto, deve maturare e accumulare esperienza. Anzi, in questa fase va soprattutto aiutato.
Ragion per cui ribadisco che a centrocampo ci sarebbe bisogno di un po’ di fosforo e di brillantezza in più. I mediani giocano quasi solo in orizzontale: latitano fantasia e passaggi filtranti per gli attaccanti. Le classiche ‘imbucate’ che mandano in porta il centravanti. Luvumbo, per caratteristiche tecniche, è un giocatore che trarrebbe grande vantaggio dalla presenza di un trequartista in grado di lanciarlo in verticale a rete con dei suggerimenti illuminanti. Lui è uno di quelli che dovranno suonare la carica da qui in avanti: l’angolano, se impiegato con regolarità, potrà fare la differenza.
Parlando di attaccanti, lei che idea si è fatto di Shomurodov? Oggi assomiglia più a un oggetto misterioso che a una risorsa preziosa per il Cagliari. Al Genoa sembrava un bomber implacabile...
“Indubbiamente a Genova ha fatto bene. Poi a Roma, giocando poco e non riuscendo a ritagliarsi spazio in una piazza così importante, ha perso un po’ di sprint. Probabilmente occorre aspettarlo, dargli ancora fiducia. Ma ripeto che sono fondamentali le assistenze: senza rifornimenti dal centrocampo e dalla trequarti un attaccante può fare ben poco. Io credo che Ranieri e la società stiano già studiando le mosse da fare a gennaio, per portare a Cagliari qualche giocatore veramente da serie A. Anche perché quest’anno il campionato, se possibile, è ancora più competitivo. Tutti cercano di giocare bene a calcio, comprese le compagini che lottano per la sopravvivenza: affrontare Frosinone, Empoli, Genoa e lo stesso Verona non è mica facile.”
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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