Il coraggio non l’è mai mancato, faceva difetto l’equilibrio tra fase difensiva e offensiva, tra alti e bassi di rendimento: a Reggio Emilia, dopo sei giornate del campionato di Serie B, la Salernitana di Martusciello, forse, ha iniziato a trovarlo. L’impressione che ha lasciato sul terreno di gioco del “Mapei Stadium”, per gli interi novanta minuti, è stata quella di una squadra finalmente solida, compatta, continua, di categoria. 

Non l’ha stravolta, l’allenatore granata, mostrando di avere spalle larghe anche di fronte alle critiche - premature e ingenerose - che l’avevano investito al termine delle due sconfitte messe in fila a Mantova e con il Pisa all’Arechi. Non ne ha snaturato lo spirito, l’idea di gioco, la filosofia tattica. Piuttosto ha trovato quei necessari correttivi e quelle risorse umane (e, soprattutto, tecniche) che hanno contribuito a dare più protezione negli ultimi sedici metri alla sua formazione. Sovvertendo qualsiasi previsione della vigilia, il trainer ischitano non s’è fatto scrupolo, anzi ha avuto audacia da vendere, nel gettare subito nella mischia Reine-Adelaide, il francese che non aveva ancora disputato un-minuto-uno con i nuovi compagni per un infortunio che gli ha fatto iniziare in salita la sua nuova esperienza professionale. E almeno per un’ora abbondante il suo contributo alla causa è stato determinante per tenere botta a centrocampo, per formare con Amatucci e il rientrante (nell’undici di partenza) Maggiore una linea mediana tosta, in grado di fare anche interdizione e non soltanto costruzione. 

La Salernitana di Reggio Emilia, infatti, è stata più accorta ma non ha snaturato la sua propensione verso un calcio propositivo, come testimoniano le occasioni costruite (e non capitalizzate a dovere) anche nelle battute finali del match; ha avuto il possesso palla; ha dettato i ritmi; ha occupato la metà campo avversari; ha fatto il tiro al bersaglio contro la porta difesa da un superlativo Bardi. Ha pure sciupato tanto. Troppo. E, a conti fatti, ha portato a casa molto meno di quanto avrebbe meritato. 

Ma, stavolta, non è stata fragile davanti a Sepe, non ha prestato il fianco alle ripartenze degli uomini di Viali, non ha - soprattutto - subito gol. Anzi, ha fatto di meglio: è riuscita ad arginare sul nascere ogni iniziativa d’attacco della Reggiana, che non sarà una protagonista di prima fascia del torneo cadetto ma è dello stesso spessore tecnico di Sudtirol e Mantova, antagoniste risultate indigeste ai granata nei rispettivi confronti diretti di quest’avvio di stagione. 

E allora al "Mapei Stadium" s’è registrato un significativo passo in avanti nel processo di crescita di un gruppo che è ancora in costruzione; che ha un 30/40% di potenzialità - com’è convinto il suo “architetto” sul mercato, il ds Petrachi - rimaste inespresse; che non ha sfruttato, tra contrattempi di varia natura, tutti gli elementi della rosa. Nient’affatto raccogliticcia. Anzi. Nella ripresa della sfida con la Reggiana, Martusciello ha potuto scegliere tra l’abbondanza di alternative (di qualità) a sua disposizione in panchina. E nell’ultima mezz’ora ha mandato in campo gente del calibro, dell’esperienza e della personalità di Torregrossa, Soriano, Verde, al netto degli indisponibili Kallon e Tongya, due frecce che si sono dimostrate già appuntite dell’arco granata. 

Ecco perché a questo gruppo e a questo allenatore, che - loro malgrado - hanno scontato un ritardo nell’allestimento dell’organico e, di conseguenza, nella omogeneità della preparazione - è sacrosanto che la piazza di Salerno riconosca, senza farsi prendere da frenesie e sbalzi di umore, tempo e fiducia necessari per conoscersi, plasmarsi, identificarsi in un progetto tattico e tecnico che al momento non può essere pesato. Senza alzare troppo l’asticella delle aspettative ma neppure abbassarla. 

Sezione: News / Data: Lun 23 settembre 2024 alle 10:30 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Lorenzo Portanova
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