Tre anni a Salerno dove si è fatto apprezzare come uomo e calciatore – giunto in granata dopo aver calcato anche i campi di Serie A - Dino Fava Passaro ha giocato all’ombra dell’Arechi quando la società, all’epoca guidata da Lombardi, non navigava in buone acque. L’ex granata si è fatto apprezzare sia come uomo spogliatoio sia fuori dal rettangolo verde. Mai sopra le righe, attualmente gioca da attaccante nella Sessana, squadra in cui è calcisticamente cresciuto e che disputa il campionato di Eccellenza. La redazione di TuttoSalernitana.com ha intervistato Ida Ceraldi, la moglie dell’ex bomber granata Dino Fava, a Salerno nel triennio 2008-2011 in cui ha disputato due campionati di Serie B ed uno di Lega Pro.
Da quanto tempo state insieme?
“Ventidue anni; eravamo piccoli, lui aveva sedici anni ed io tredici quindi siamo cresciuti insieme. All’inizio, però, eravamo solo amici”.
Cosa ti ha fatto innamorare di lui?
“La nostra storia è nata piano piano, non subito è sbocciato l’amore. Ci siamo conosciuti meglio, ci sono stati alti e bassi e poi ci siamo fidanzati seriamente”.
Come ti ha conquistata?
“Gioco di sguardi, piccoli gesti per me significativi. Non so dire precisamente come, è stato un insieme di cose che ha fatto, come salutarmi la mattina, prima di andare a scuola, con il motorino”.
Pregi e difetti?
“Dipende dai punti di vista, ha un pregio che può essere anche un difetto: lui dice sempre quello che pensa, non cerca sotterfugi dicendo le cose così come sono. Giustamente, poi, c’è chi lo ama per questo e chi lo odia. Io lo considero un pregio perché non è ipocrita così facendo, almeno sai che quando parla ti dice sempre la verità senza prenderti in giro. E’ una persona vera. Un difetto, invece, è che è dormiglione, infatti la mattina si sveglia solo per andare all’allenamento e, con i bambini, un maschio di undici anni e una femmina di sette anni, me la devo vedere io perché lui dorme”.
Che tipo di persona è Dino Fava nella vita privata?
“E’ molto riservato, schietto, ha pochi amici ma buoni. È una persona allegra e solare, ama la tranquillità”.
Che tipo di papà è?
“Premuroso, affettuoso e sempre presente: segue molto i figli. Siamo una famiglia ‘all’antica’, in cui prevale il dialogo per qualsiasi tipo di problema. Insieme decidiamo le cose”.
Se vostro figlio dicesse a Dino che vorrebbe fare il calciatore?
“Gli farebbe piacere, ma al contempo gli spiegherebbe che ci sarebbero molti sacrifici da fare, lui stesso ci è passato in prima persona. Bisogna essere pronti al sacrificio, andare via da casa a quindici anni perdendosi tante cose e poi un domani, chissà… Come tutte le cose ha i suoi pro e i suoi contro, in tutti i lavori c’è il rovescio della medaglia”.
Lo segui nei suoi spostamenti?
“Sì, l’ho sempre seguito, infatti i nostri figli sono nati ad Udine e Bologna. Mi sono sempre spostata”.
Il momento calcistico più bello?
“Senza dubbio quando era in Serie A, a Udine dove, oltre a giocare, iniziò a segnare anche con una certa frequenza”.
Un aneddoto? Quand’era ad Udine fu vicino al trasferimento al Napoli..
“Si, però il Napoli era retrocesso e lui rifiutò perché, dopo essere riuscito ad arrivare in Serie A, giocare e segnare, non voleva scendere di categoria. Aveva fatto tanta strada per arrivare fin lì e non voleva lasciare. Io, nelle decisioni che ha preso, non ho mai messo bocca, consigliandogli sempre di fare quello che si sentiva di fare senza pensare al guadagno o quant’altro. Così decise di restare ad Udine”.
Che ricordo avete di Salerno?
“Un bellissimo ricordo, siamo stati benissimo, una città stupenda con bellissime persone e un panorama fantastico. Una città del Sud dove si vive bene, signorile. Dino si è trovato bene ma dal punto di vista calcistico, con il presidente Lombardi, la situazione non era delle migliori. Diciamo che, calcisticamente parlando, altrove si è trovato meglio per la situazione in cui versava la Salernitana”.
C’è qualcosa che vorresti dirgli?
“Sono orgogliosa di lui per tutto quello che ha fatto. Anche se ha preso decisioni che con il senno di poi si sono rivelate sbagliate, per me ha fatto sempre bene a seguire l’istinto, non bisogna mai avere rimpianti”.
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