Nell’ottavo episodio della serie “Ultras – Per quelli innamorati come noi” su Sportitalia TV, condotta da Ivan Cutrupi, i riflettori si sono accesi sulla tifoseria della Salernitana, con un focus speciale su uno dei suoi esponenti più storici e rappresentativi: Mino Caputo, ex leader della Curva Sud Siberiano. Ivan Cutrupi ha presentato Caputo come “un pezzo di storia del panorama ultras granata e italiano”, e il dialogo che ne è seguito è stato una vera immersione nella memoria e nella passione che solo il tifo vero può raccontare.

“Puoi chiamarmi fratello”, ha esordito Mino, sottolineando il legame profondo tra le tifoserie gemellate di SalernoReggio Bari. La sua storia in curva inizia negli anni ’84/’85, al “Donato Vestuti”, portato dal padre. “Di padre in figlio”, ha detto e da allora quella fiamma non si è più spenta. Caputo ha raccontato di come sia cambiato il mondo ultras: “Una volta viaggiavi in treno con un panino spezzato in due, oggi si va allo stadio con gli abiti firmati. Prima ci si faceva conoscere per quello che si faceva, oggi basta un’intervista o un video per essere visibili”.

Tra aneddoti e ricordi, ha parlato della sua prima trasferta a Sorrento, della vita senza social e tv, del legame vero che si creava sui gradoni. “Oggi siamo più aggiornati, ma c’è meno spirito di aggregazione. Prima una diffida non esisteva, oggi basta una parola sbagliata”.

Mino ha anche voluto sfatare alcuni pregiudizi sul mondo ultras: “Siamo persone normali, genitori, lavoratori. Dove non arriva lo Stato, spesso arrivano gli ultras, ma nessuno lo racconta”. Un intervento toccante, sincero e ricco di spunti di riflessione, che ha restituito dignità e umanità a un mondo troppo spesso frainteso.

Sezione: News / Data: Ven 18 aprile 2025 alle 19:30 / Fonte: salernonotizie
Autore: Lorenzo Portanova
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