I risultati, le prestazioni, il mercato e le scelte societarie: questi quattro fattori, in ordine temporale decrescente, hanno agito gradualmente sulla piazza portando la torcida granata a spegnersi lentamente, anche in occasioni di una gara sentita e vibrante come il derby con i cugini partenopei. Vedere uno stadio non gremito e con un pathos contenuto è stato davvero un colpo al cuore per tanti addetti ai lavori e tifosi che hanno scelto di non seguire dall'Arechi la sfida con il Napoli. Un'atmosfera surreale, quasi di rassegnazione ad una sconfitta annunciata ma soprattutto umiliante sotto il profilo del gioco e del sacrificio. L'ennesima prestazione deludente di un campionato fin qui a tratti umiliante per le migliaia di tifosi che non solo hanno riempito gli spalti dell'Arechi, ma soprattutto che hanno girato lo stivale, da Genova a Roma, passando per Empoli e Lecce. Uno spettacolo a tratti indecorso e non degno di una piazza che invece ha manifestato sempre un amore incondizionato per la maglia granata, indiferrentemente dalla categoria. 

La società deve fare ammenda, e forse lo ho già fatto: in primis sollevando il tecnico Paulo Sousa, ritenuto il primo artefice di questa disfatta, soprattutto per aver contribuito a quel siparietto con ADL che ha portato ad un lento e graduale sfaldamento del gruppo e dell'umore dello spogliatoio. Ma non basta. La società sembra ora riflettere con insistenza sul sollevamento dall'incarico del diesse Morgan De Sanctis, indiziato principale del tracollo granata e responsabile assoluto di un mercato davvero poco qualificante per una squadra di Serie A. De Sanctis pagherebbe delle scelte, avallate dalla società, di acquisti non all'altezza della categoria, e di rimpiazzi meno efficaci dei precedenti. Al momento De Sanctis è ancora li, al suo posto, meno saldo di qualche settimana fa e probabilmente vicino all'esonero, a testimonianza di una ulteriore ammissione di colpa della società di un mercato sbagliato, ma difeso a spada tratta dal presidente e patron Danilo Iervolino anche in occasione della presentazione di Pippo Inzaghi come nuovo allenatore della Salernitana. 

Questi fallimenti, con tanto di dietrofront e ammissione involontaria di colpa da parte della società con le scelte di esonero fatte e future, dovrebbero spronare una piazza spenta, che respira un'aria di resa nei confronti di una stagione ancora all'inizio, assolutamente recuperabile e raddrizzabile. Un'aria di resa nuova per una piazza come Salerno, abituata a non arrendersi dinnanzi alle difficoltà, anche peggiori come il fallimento probabile della società di qualche anno fa. Fa strano sentire rassegnazione e delusione nelle parole dei tifosi che nelle strade della città parlano di disfatta e fallimento già a Novembre, per non dire anche Ottobre, dopo appena una decina di giornate dall'inizio del campionato. Un'aria che non si respirava nemmeno nella prima stagione di Serie A, quando l'incertezza non era solo sulla squadra ma soprattutto sul futuro societario.

La società deve fare mea culpa e assumersi le proprie responsabilità agendo subito e in prima persona e non celandosi dietro frasi fatte e di circostanza. Questa aria di resa non si addice ad una piazza come Salerno, abituata a respirare entusiasmo e voglia di divertirsi in campo e sugli spalti. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 novembre 2023 alle 00:00
Autore: Roberto Sarrocco
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