Analizzando i numeri relativi ai cambi di allenatore e di direzione sportiva della Salernitana balzerebbe nitidamente all'occhio quanto il club di proprietà di Iervolino abbia peccato in uno di quei fondamentali elementi da cui ciascuna società calcistica professionistica proprio non dovrebbe prescindere. Si tratta della stabilità e continuità gestionale dell'area sportiva, dalla scrivania, alla panchina, alla preparazione atletica e a tutte le figure componenti uno staff tecnico legato alla figura del primo allenatore. Tanti, troppi avvicendamenti, per di più spesso e volentieri finanche riguardanti professionisti diversi tra loro, per storia e modus operandi, a costringere la Salernitana a vanificare buona parte del percorso già avviato e a ripartire pressoché da capo. Il club campano e la sua governance ha più volte parlato di progettualità tecnica, in ultimo quest'anno con una enunciata pianificazione triennale finalizzata a ricostruire dopo una retrocessione per riportare la Bersagliera in massima serie. I fatti e gli accadimenti hanno fatto sì che, invece, fosse facile smentire Iervolino e Milan, perché tutto si è percepito tranne che una progettualità salda e riconoscibile. L' immagine emersa del sodalizio salernitano è parsa quella di un club dove predominerebbero improvvisazione e politiche low cost in attesa di eventi come una possibile cessione societaria e un disimpegno.
A ben leggere gli accadimenti, invece, l'ipotesi più verosimile farebbe capo ad una sequela di errori strategici e gestionali dovuti alla scarsissima esperienza e conoscenza da parte di proprietà ed amministratori di un settore difficile e specialistico come il calcio. Inizialmente, quando la Salernitana aveva una cassa piena e le risorse economiche e finanziarie erano consistenti si è finito per sperperare sul calciomercato andando a contrattualizzare a cifre e durate importanti elementi non meritevoli di dette condizioni e che mai avrebbero ripagato a livello di rendimento gli investimenti. I contratti lunghi come i quinquennali concessi a Sepe e a Maggiore, l'operazione acquisto di Lovato, il riscatto oneroso di Pirola e la pessima strategia gestionale di Dia e Coulibaly, svenduti per il precipitare delle relazioni con i due atleti, sono alcuni degli errori commessi, tali da aver gravato le finanze e condizionato i passi successivi. Per correre dietro alle facili e improduttive elargizioni precedenti, Iervolino e soci hanno poi dovuto puntare a sgravare i bilanci tramite cessioni, da portarsi avanti tra mille difficoltà, in saldo o comunque alle condizioni delle altre società. Si sono cercati direttori chiamati a sfruttare nome e relazioni per cedere e costretti poi a muoversi per gli acquisti in situazioni di risorse limitate.
Sabatini 2.0 e Petrachi sembrano essere state scelte più dettate dal bisogno di ingaggiare vecchie e ramificate volpi del calciomercato per piazzare esuberi ed errori altrove, che vere e proprie scelte convinte per aprire un ciclo. Sabatini ha finito per affossare ulteriormente i conti di un sodalizio che ha con lui concluso altre operazioni a perdere come quelle di Boateng e Manolas, a livello di ingaggi e cattivi risultati sul campo, mentre Petrachi ha dovuto sottostare ai diktat di club che, per prendere calciatori granata privi o quasi di mercato, hanno imposto loro giocatori, come negli emblematici casi degli arrivi di Ghiglione nell'affare Bonazzoli alla Cremonese o come nella maxi negoziazione con l'Hellas Verona che ha spedito in Veneto Daniliuc, Kastanos e Bradaric per Braaf, Kallon e Hrustic a fare il percorso inverso. Il piccolo budget generale e il monte ingaggi da dimagrire notevolmente l' avrebbero insomma fatta da padrone, come appare lampante nel caso di Torregrossa, arrivato in pesante deficit di forma fisica e psicologica perché pagato quasi del tutto da un Pisa che non vedeva l'ora di destinarlo ad altri lidi.
Insomma errori che avrebbero portato ad altri successivi sbagli dettati dal bisogno di riparare o dalla fretta di riassestarsi tecnicamente ed economicamente, nulla che sia pur lontanamente apparisse somigliare ad una serena programmazione di medio termine. E adesso? La Bersagliera non può non avere un duplice obiettivo: in primo luogo evitare una nuova e sanguinosa retrocessione e in seconda battuta, non meno importante però, trovare finalmente una continuità tecnica che permetta per davvero di avviare una strategia di medio lungo termine inerente lo sviluppo del club di via Allende. Breda può essere l' uomo giusto per aprire un ciclo nella città dell'Ippocampo? Le condizioni sulla carta ci sarebbero tutte, considerando la storia e l' attaccamento del mister a Salerno e alla maglia granata, così come le doti professionali del trevigiano. Valentini invece? Il ds è un aziendalista ma nello stesso tempo appare avere una visione alquanto realista e concreta sul modo di operare per gestire l'area sportiva granata, un equilibrio che potrebbe essere ben accetto e ben augurante per dare un seguito alla collaborazione.
La questione, tuttavia, è, a parere della sottoscritta, ben più profonda e delicata, dal momento che una proprietà con la valigia pronta in attesa soltanto che si materializzi l'occasione migliore per passare la mano proprio non può essere compatibile con una politica di medio lungo termine, portandosi a privilegiare la prospettiva più immediata e contingente. Iervolino ultimamente, per bocca soprattutto dell'ad Milan, ha frenato sui propositi di vendita del club, per virare più verso affiancamenti che, però, visti i nomi e i profili circolanti saprebbero molto più di operazioni propedeutiche a dismissione totale del club che operazioni di supporto in continuità con la condizione dell'attuale governance societaria. Diversi addetti ai lavori hanno creduto di intravedere dietro questo ultimo ed ennesimo ribaltone tecnico del cavalluccio marino un effetto rivelatore di una imminente novità in società, forse addirittura una cessione del club in altrui mani. Sul punto non è dato sapere per mancanza di riscontri al momento, ma è certo che Iervolino non riesce a trasmettere sicurezza sulla questione, dando comunque all'esterno una continua e scomoda percezione di precarietà, che non può non minare la serenità di un gruppo e di tutto un ambiente che circonda a vario titolo la Bersagliera.
L' effetto Breda in poco tempo è apparso ben percepibile ed è stato indubbiamente positivo, forse un toccasana per una Salernitana prostrata e sempre più in calo di consensi e di presenze allo stadio Arechi. Non altrettanto può dirsi a livello di segnali chiari e forti da parte della proprietà, anzi del patron in persona, perché il suo protrarre un assordante silenzio e il suo perenne delegare ad altri il proprio pensiero bene non hanno fatto e faranno alla Salernitana. Uscitre allo scoperto direttamente e riavvicinarsi emotivamente ora alla sua creatura, avrebbe sì fatto bene e completato un trend benefico prodotto dall'arrivo di Roberto Breda in città. Nulla di tutto ciò nonostante tanti accorati appelli di addetti ai lavori e semplici tifosi granata in tale direzione. Che Iervolino intenda parlare con i fatti, ovvero con gli acquisti? Ben venga ovviamente, perché i fatti concreti si lascerebbero preferire a mille parole e proclami! I nomi che circolano possono essere ben auguranti in tal senso, come la sensazione che stavolta si possa comprare prima di cedere accelerando i tempi.
Cerri ha già firmato per la Salernitana, Raimondo sarebbe più vicino e si parlerebbe di Botteghin in difesa. Nomi che rivelerebbero al momento una strategia finalmente precisa e rispondente ad una logica: andare su calciatori pronti, subito impiegabili e che soprattutto già conoscono Breda, il suo metodo di lavoro e il suo modo di giocare, per un ambientamento più veloce e più confacente alle esigenze di classifica pressanti che vi sono. Dietro tutto questo riorganizzare potrebbe esserci un imminente novità in seno alla società, ma quel che conta è che la Salernitana trovi quell'equilibrio tra le varie figure e quella linearità gestionale che non può mancare per ottenere buoni risultati sul campo, ciò con o senza Iervolino al vertice del controllo del club.
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