A tratti bella, a tratti fumosa. Ben messa in campo per 45 minuti ma penalizzata dai soliti, maledetti calci piazzati e, forse, da un paio di decisioni arbitrali quantomeno opinabili. Anche un pizzico sfortunata, visto che le statistiche certificano predominio territoriale, possesso palla e un numero superiore di occasioni da gol. Tuttavia nel calcio contano i risultati e la Salernitana ha vanificato l'impresa del Barbera di Palermo perdendo in casa contro uno Spezia tremendamente solido, ben allenato, con qualche individualità interessante e che viaggia sulle ali dell'entusiasmo dopo aver rischiato di retrocedere appena pochi mesi fa. I dati non si prestano ad interpretazioni: una vittoria nelle ultime sei giornate, un punto nelle ultime tre partite all'Arechi, un gol in quattro gare (tra l'altro su cross sbagliato di Tello), difesa che torna ad essere tra le più perforate, con un portiere che certamente non trasmette sicurezza e che manifesta una certa discontinuità. Dispiace per l'infortunio, ci mancherebbe, ma l'avvicendamento forzato con Fiorillo ci farà capire l'affidabilità di entrambi. Non si può certo dire che il ritorno al Mary Rosy di Iervolino dopo quasi otto mesi di assenza abbia portato fortuna, insomma.

E poi ci sono le critiche a Martusciello, anche in questo caso suffragate dai fatti: la sua Salernitana ha idee, combatte, suda la maglia, è nata in estate in un contesto che sarebbe eufemistico definire anomalo e complesso, ma anche per lui è arrivato il tempo di rispondere a suon di risultati senza aggrapparsi ad alcun tipo di alibi. Non ce ne voglia il bravo tecnico toscano, ma ci sarà un motivo se è quasi sempre stato "il secondo di" e se, da primo attore, la sua unica esperienza si è conclusa con una clamorosa retrocessione ad Empoli. I meriti sono innegabili, ma vedere la Salernitana a ridosso della zona playout mentre l'ex Inzaghi vola in vetta alla classifica con il doppio dei punti fa storcere il naso e aumenta il rammarico per quel che poteva essere e non è stato. E poi c'è il discorso prettamente tecnico. Abbiamo detto più volte che il giudizio sul lavoro di Petrachi andava suddiviso tra la capacità di risanare il bilancio e bonIficare lo spogliatoio e l'effettivo valore dei calciatori inseriti in organico. E, ad oggi, l'attacco non segna (tre prime punte con caratteristiche simili, senza bomber di comprovata esperienza per la categoria), il centrocampo è numericamente scarno e privo di un mediano di interdizione e la difesa sarebbe un colabrodo senza Ferrari. E gente come Gentile, Dalmonte, Kallon, Wlodarczyk, Hrustic, Tello, Verde e Soriano non ha mai fatto la differenza, oltre ai tanti infortuni di Adelaide e a quel Maggiore ceduto al Venezia alle 23:59 dell'ultimo giorno di mercato e sempre tra i peggiori quando viene chiamato in causa.

Insomma, a gennaio capiremo le vere intenzioni del presidente dimissionario e il valore di un dirigente che non può non rendersi conto quanto manchino all'appello un difensore centrale forte, due centrocampisti, un esterno e una seconda punta. In pratica mezza squadra titolare. Siamo certi che, al completo, la Salernitana abbia una formazione interessante e che il rientro di Adelaide innalzerà il tasso tecnico generale. Per la salvezza non dovrebbero esserci grossi problemi. Tuttavia, per quanto incassato tra luglio e agosto e dopo una retrocessione sportivamente parlando vergognosa, sarebbe stato doveroso agire diversamente, chiedendo scusa al pubblico senza la favoletta del progetto triennale. E guai a dare per scontato che l'Arechi risponderà sempre e comunque all'appello. Perchè, dalla prima giornata alla sfida con lo Spezia, la Salernitana ha già perso circa 5000 persone, mentre col Cesena è concreto il rischio del minimo stagionale. Passato l'entusiasmo e l' "effetto novità", la gente teme un'annata anonima, con una società che non dà l'impressione di voler lottare sin da subito per la A, un proprietario dimissionario e le primissime posizione già assai lontane pur essendo appena alla nona giornata di campionato. 
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 25 ottobre 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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