"Una cosa che ho notato è quanto sia difficile avere un rapporto di reciproca collaborazione con gli altri club italiani, grandi a parte. Questo perché c’è competizione, il mercato ‘domestico’ è complicatissimo, e per questo bisogna attingere fuori, su tutti i mercati. Abbiamo fatto tanti chilometri e ora abbiamo quindi una lista dei profili da seguire". Parlò così Morgan De Sanctis pochi giorni dopo la chiusura della vecchia stagione, frasi che grossomodo ha ripetuto in conferenza stampa anche qualche settimana fa. La domanda era precisa: come mai la Salernitana non ha preso un solo calciatore in Italia affidandosi alle scommesse estere? E' solo un problema di costi o di battaglia ai procuratori? Nel rinfrescare la memoria e ricordare che Iervolino, un anno fa, si diceva desideroso di "investire sui giovani italiani, vogliamo essere di supporto anche alla nostra nazionale e dare spazio a talenti che lo meritano", ritorniamo ora sulle frasi del ds granata. Aziendalista, professionista serio, legato alla maglia, tra gli indiscussi artefici dell'ottima stagione passata ma non per questo non criticabile sulla base di dati oggettivi.

E allora. Venerdì scorso, all'Arechi, il migliore in campo è stato Soulè. Uno inseguito e atteso dalla Salernitana per tanto tempo e che il Frosinone ha preso dalla Juventus in 48 ore. Ieri, invece, partitone per Cancellieri, elogiato in conferenza stampa da Andreazzoli e acclamato dal pubblico locale. Anche su di lui si erano concentrate le attenzioni della Salernitana, specialmente quando Sousa chiedeva a gran voce l'arrivo di "esterni che saltino l'uomo e che possano giocare in tutti i ruoli del reparto offensivo". L'elenco di giocatori accostati ai granata e poi finiti altrove in prestito sarebbe lungo. Brescianini, Maldini, Kaio Jorge, Colombo su tutti. Magari non tutti saranno stati effettivamente trattati, ma questo non cambia il discorso iniziale: evidentemente non è vero che "c'è scarsa collaborazione" e che, dunque, "bisogna attingere dal mercato estero". Perchè tutte le squadre che lottano per non retrocedere o per una salvezza tranquilla hanno ottenuto in prestito dalle altre almeno un paio di calciatori. E se, con tutto il rispetto, hanno preferito realtà sulla carta meno competitive o con tifoserie di gran lunga inferiori alla nostra è assolutamente necessario fare una riflessione e porsi qualche domanda.

Il ragionamento resta lo stesso. Sabatini, in 10 giorni, rivoluzionò una rosa. Con un trust, senza soldi e senza proprietà, sono arrivati Ranieri, Zortea, Ruggeri, Strandberg (tutti ora protagonisti in ambito internazionale), Kastanos, Coulibaly, Ribery e Bonazzoli. Possibile che, dopo un biennio comunque positivo e un girone di ritorno a tratti stratosferico, non si potesse ambire ad altro la scorsa estate? Dipende solo dal budget ridotto, al netto dei riscatti di Pirola e Dia? Ed era così difficile immaginare che l'arrivo di gente esperta e che conoscesse la categoria avrebbe aiutato anche i nuovi a crescere progressivamente, senza fretta, senza bruciare le tappe e con meno responsabilità sulle spalle?

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 28 settembre 2023 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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