Sotto la guida di mister Breda, i granata hanno palesato una preoccupante tendenza: l'abulia nei primi tempi. In ben 11 delle 27 partite disputate, la squadra è andata in svantaggio nella prima frazione di gioco, incassando complessivamente 20 reti in questo lasso temporale.

Questa fragilità iniziale non è mera casualità, ma sembra affondare le radici in una preparazione mentale e tattica deficitaria. L'approccio alle gare appare spesso timoroso, quasi che i giocatori scendano in campo con il freno a mano tirato, privi di quella grinta e determinazione che dovrebbero contraddistinguere una squadra affamata di punti.

La mancanza di un leader carismatico in campo, capace di trascinare i compagni sin dal fischio d'inizio, si fa sentire in maniera dirompente. L'assenza di una figura di riferimento che incarni lo spirito combattivo e sappia infondere fiducia nei momenti di difficoltà è un vuoto che pesa come un macigno sulle sorti della squadra.

Non si può ignorare, inoltre, una certa prevedibilità nello schema tattico adottato. Le manovre offensive risultano spesso lente e macchinose, facilitando il compito delle difese avversarie. La scarsa incisività negli ultimi metri del campo non è colpa dell’assenza di un bomber, ma della solitudine del nostro centravanti, lasciato a predicare nel deserto senza cross né un partner d'attacco all’altezza.

È imperativo, dunque, un cambio di rotta deciso. Mister Breda deve lavorare alacremente sulla testa dei suoi uomini, instillando quella cattiveria agonistica indispensabile per affrontare le sfide con il piglio giusto. Parallelamente, una rivisitazione degli schemi offensivi, magari osando soluzioni più audaci, potrebbe ridare linfa a un attacco fin troppo sterile. Ma la domanda che tormenta i tifosi è impietosa: Breda avrà davvero la stoffa per invertire la rotta? La storia dice il contrario. Otto esoneri sono più di un campanello d’allarme, sono una sentenza. Il rischio è che la Salernitana non abbia solo bisogno di un cambio di marcia, ma di un cambio di guida.

La piazza di Salerno non è per anime timide né per chi si accontenta di galleggiare. Qui si esige sudore, grinta e battaglie all’ultimo respiro, perché la maglia granata non si indossa, si onora. Il tempo delle scuse è scaduto, quello delle illusioni pure. O si combatte, o si sprofonda. Se la Salernitana vuole salvarsi, deve smettere di recitare la parte della vittima sacrificale e cominciare a comportarsi da predatore. Altrimenti, resteranno solo i cocci di una squadra tradita da scelte scriteriate e da una dirigenza che sembra aver perso la bussola da troppo tempo.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 25 febbraio 2025 alle 12:00
Autore: Giovanni Santaniello
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