Il tecnico della Salernitana Giovanni Martusciello una scelta precisa di campo l'ha compiuta scegliendo il modulo 4-3-3 come abito tattico ideale per la sua squadra, sul presupposto che esso possa soddisfare i suoi principi calcistici, improntati al dominio del gioco e della partita tramite un possesso di qualità e lo schierare tanti uomini tecnicamente validi e a propensione offensiva. È innegabile, però, che il campo, da sempre miglior giudice in materia, non gli stia dando, ora come ora, tanto ragione, dal momento che, dopo un inizio anche più promettente del previsto, la Bersagliera appare vivere una fase di involuzione a livello di espressione di gioco, con una manovra risultante lenta, prevedibile e poco incisiva in termini offensivi. Le statistiche dicono che è calato il numero delle conclusioni a rete dei granata (e non solo dei goal segnati) benché resti una netta prevalenza della Salernitana quanto a percentuale di possesso palla rispetto all'avversario di turno.
Tenere il pallino del gioco a lungo ma per attuare un giro palla sterile e caratterizzato da molti appoggi e scarichi all'indietro, magari coinvolgendo il proprio portiere, come nelle peggiori versioni del tiki-taka di coniazione iberica, non starebbe rappresentando tuttavia il miglior modo per attaccare l'area avversaria ed impensierire l' estremo difensore altrui. A dire il vero, a tratti, laddove i granata hanno trovato ritmo e intensità negli scambi brevi, favoriti da un elevato dinamismo di esterni e mezzali, il calcio di Martusciello ha dimostrato la sua efficacia, come accaduto nella ripresa con la Sampdoria, A Palermo per oltre un'ora di partita, nel primo tempo contro la capolista Pisa e sempre nella prima frazione contro il Cesena nell'ultima recita all'Arechi. Le migliori esibizioni stagionali del cavalluccio marino sarebbero però arrivate al cospetto di avversari che difendevano mediamente bassi e che non cercavano più di tanto di ripartire con più uomini.
Così con Sampdoria e Pisa(che erano in vantaggio) e così con un Cesena che in trasferta è molto più timido ed attendista e bada a distruggere più che a creare. A Palermo, invece, la Salernitana è stata brava a installarsi nella metà campo rosanero e a sfruttare le carenze dei locali quando devono fare loro la partita. Unica eccezione è rappresentata da un Catanzaro che a Salerno si è difeso bene con il baricentro basso, chiudendo linee di passaggio e fasce laterali, ma, in quella occasione mancava Amatucci, finora il migliore centrocampista dei campani e determinante quando si tratta di fare girare palla e dare continuità e imprevedibilità alla manovra. Per il resto la Bersagliera ha sofferto contro squadre che andavano a pressarla più alti e che eccellevano nelle ripartenze e ribaltavano il fronte con più uomini dotati di gamba, così con Cremonese e Cosenza e così nella ripresa della stessa sfida interna all' Arechi contro il Pisa.
Il bilancio, per tutto ciò, direbbe che allorquando i granata peccano in ritmo e intensità e mancano dell'ispirazione di Amatucci in mediana oppure dell'apporto qualitativo e dinamico degli esterni creativi come Verde, Tongya o Braaf, il gioco ne risente nettamente e vengono, anzi, fuori i limiti di un sistema di gioco che può condurre a portare molti uomini nella metà campo rivale, alzare spesso i terzini in zona offensiva ed il baricentro di squadra in generale e mettere pochi cross al centro in favore di tanti scambi stretti schermabili o comunque difficili da eseguire tecnicamente. Sono emblematiche rispetto a quanto appena sopra sostenuto le reti subite a Cremona da parte di Bonazzoli, con Tello che perde palla e Njoh e Ferrari fuori, e a Cosenza da parte di Florenzi, qui con Hrustic che sbaglia, Jaro alto e un'autostrada libera sul centro sinistra della Salernitana. Sembra pertanto sempre un po' corta la coperta della Salernitana, la quale se la tiri troppo indietro perde di incisività in attacco e se la spingi avanti dimostra vulnerabilità dietro.
Al di là delle contingenze di gioco e della circostanza che ogni partita presenta elementi da analizzare a se stanti, le suddette linee comuni di lettura potrebbero essere validate e si potrebbe rinvenire una delle maggiori, e al momento più ostiche da risolvere, problematiche che limitano il club di patron Iervolino e ne peggiorano la classifica. Quale? Il problema mezzali. È oggettivo che mister Martusciello a centrocampo, tolto il punto fermo del brillante Amatucci, abbia effettuato rotazioni a iosa ai suoi fianchi, appunto nei ruoli di mezzala destra e sinistra. Sono stati a turno impiegati titolari Tello, Maggiore, Reine Adelaide, Soriano, Hrustic e a volte pure Tongya e finanche, prima di sparire dai radar, il Cileno Valencia. Vuoi per motivi legati ad infortuni e vuoi per insoddisfazione del livello delle prestazioni offerto, Martusciello ha spesso e volentieri cambiato avendo difficoltà a trovare continuità di uomini nella zona nevralgica del terreno di gioco.
Tello e Soriano appaiono in palese ritardo di condizione, poco brillanti negli spunti e poco lucidi nel piazzare le giocate importanti, per non parlare della loro scarsa incidenza sia in attacco quando occorre inserirsi e battere a rete, sia in fase difensiva quando ci sarebbe da interdire e dare copertura alla retroguardia. Maggiore è sempre discontinuo e spesso si prende pause ed esce dal match, mentre Hrustic appare lento e un pesce fuor d'acqua nel gioco dei campani e Reine Adelaide dopo un buon impatto si è subito fermato nuovamente. Tongya arretrato in mediana perde tantissimo in incisività e dimostra limiti in fase di interdizione e nelle coperture preventive, idem con patate per Valencia, di cui però non ha senso parlare dato il suo ormai definitivo accantonamento da parte del duo Petrachi-Martusciello.
In sintesi e per concludere uno dei problemi maggiori di Martusciello sarebbe non aver trovato, nell'ambito dell'organico disponibile, due mezzali titolari a cui affidarsi e che si rivelino in possesso delle caratteristiche fisiche, tecniche e tattiche per poter interpretare al meglio un ruolo complesso e delicato, oltre che basilare ai fini dell'efficacia del sistema di gioco 4-3-3. In pratica mezzali dinamiche e brave nelle due fasi, l'esterno di attacco a sinistra e il centravanti che sappia giocare di sponda e attaccare profondità e porta rivale, tutti con nelle proprie corde la capacità di garantire un cospicuo apporto realizzativo, mancherebbero attualmente all'appello in casa granata e a Martusciello toccherà il compito (almeno fino a gennaio quando invece dovrebbero entrare in scena Iervolino e Petrachi) di lavorare in tal senso sul campo per accrescere l'efficacia di un modulo che non avrebbe dimostrato di possedere ad oggi, Amatucci e forse Verde a parte, i migliori e più adatti interpreti.
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