Lo stadio è lo stesso: l’Arechi. Su una delle due panchine c’è ancora Pippo Inzaghi. La novità, però, riguarda la categoria che è cambiata in peggio, dalla A alla B. E il fatto che Inzaghi, stavolta, all’Arechi siede sulla panchina ospite. Salernitana-Pisa è un ritorno al passato per Superpippo: dopo l’esperienza sfortunata della scorsa stagione, Inzaghi si presenta in casa granata alla guida dei nerazzurri primi in classifica e ancora imbattuti.
La storia di Pippo Inzaghi alla Salernitana comincia il 10 ottobre 2023. I granata sono reduci dall’amaro ko di Monza che costa la panchina a Paulo Sousa. Il momento della sosta è l’ideale per riflettere: il presidente Iervolino esonera il tecnico e punta forte su Inzaghi, convinto dal progetto amaranto per riabbracciare la Serie A: “Avrei voluto riposarmi un po’, non sapevo se questo calcio meritasse ancora la mia professionalità. Ma se sono qua a Salerno è perché credo nella salvezza”. Che non è missione facile: i campani hanno raccolto 3 punti in 8 gare, penultimo posto. Serve una scossa e Inzaghi prende subito in parola il motto dei salernitani, il macte animo di virgiliana memoria che in italiano è un vigoroso appello al coraggio. A cominciare dall’esordio casalingo col Cagliari del 22 ottobre: partita priva di senso, al 79’ si è 0-0 e un quarto d’ora dopo si chiude sul 2-2. In mezzo ci sono due sgasate sarde e la doppietta di Dia che consegna il punticino a Inzaghi con un rigore al 95’. Un esordio elettrico, forse il migliore per provare a ridare energia a un ambiente deluso. Negli scontri diretti, però, l’acuto non arriva. Come al Mapei, tre settimane dopo: la Salernitana è avanti 2-0 al quarto d’ora, il Sassuolo rimane in partita e recupera fino al 2-2. Urla che rimangono strozzate in gola, riscattate parzialmente dal 2-1 in rimonta contro la Lazio della settimana successiva che rimette gli amaranto a -2 dalla salvezza. Poi ci si mette di mezzo anche il calendario: a dicembre arrivano Fiorentina, Bologna, Atalanta e Milan. Inzaghi chiede coraggio: a Bergamo i suoi vanno avanti, prima di prenderne quattro in rimonta. Coi rossoneri, sotto Natale, ribaltano lo svantaggio ma vengono di nuovo agguantati sul pari al 90’. Un continuo vorrei ma non posso, storia di scontri con le big giocati alla pari ma naufragati sul più bello: come contro la Juve, a gennaio, quando la Salernitana offre un gran primo tempo chiuso sull’1-0, prima della rimonta ospite con ennesima rete incassata al 91’.
Avanti i granata, poi gli avversari alzano il volume e la ribaltano. Il triste copione si ripete per tutto gennaio, senza limitarsi al match con la Juve. Col Napoli, nel derby campano, il sorpasso di Rrahmani arriva addirittura al 96’, mentre il Genoa passa all’Arechi ribaltando l’iniziale gol di Martegani al secondo minuto di gioco, una rete che pareva finalmente il prologo di un weekend positivo per i ragazzi di Inzaghi. La zona Cesarini diventa definitivamente nemica della Salernitana il 9 febbraio: all’Arechi contro l’Empoli si è 1-1 fino a due minuti dalla fine. Poi segnano Niang e Cancellieri e i tre punti salgono sul pullman verso la Toscana. E dalla società arriva il cartellino rosso per Pippo: il tecnico viene esonerato, complici le forti divergenze con Walter Sabatini soprattutto per quanto riguarda il mercato. Il ds annuncia l’ingaggio di Fabio Liverani, ma, prima della sua presentazione, Sabatini chiede scusa a Inzaghi: “Mi scuso profondamente con lui dal punto di vista umano e professionale”. E allora l’ex tecnico si sfoga con un post su Instagram: “Le scuse sono inutili, anche perché non ha senso farle per un proprio errore e tagliare la testa a un altro. Io vivo per il calcio, è per questo che amo la tifoseria: è leale, ed è purtroppo anche ciò che vorrei all’interno dell’ambiente ma forse sono utopico. Volevo trasparenza sul mercato, ma è stato tardivo e non in linea. Mi ero dimesso due volte in questi mesi per provare a dare una scossa, ma sono sempre stato persuaso a continuare. Ora sento la debolezza di una missione incompiuta non per mia volontà”.
Pippo usa toni amari nel ripensare alla piazza che in pochi mesi gli è entrata dentro. A Salerno rimane a vivere anche dopo l’esonero: “In giro per le strade, tifosi e gente comune mi fermano, con rammarico e dispiacere, per un saluto, una foto, una stretta di mano. L’unica parola che sento di dire è: grazie. Per l’accoglienza, la stima e la fiducia. Sono innamorato di Salerno”. Ora, voltata definitivamente pagina con l’ingaggio a Pisa, torna nella città che ha imparato ad amare e che ha ricambiato il sentimento con passione, al di là di un’annata terminata poi in modo drammatico (sportivamente parlando) con la retrocessione in B arrivata con oltre un mese di anticipo. A Salerno Inzaghi torna con una scommessa lanciata proprio in granata: Emanuel Vignato, che in Campania arrivò in prestito ed esordì proprio sotto la sua gestione. Ora anche lui, come l’ex bomber del Milan, all’Arechi si presenta da avversario.
Autore: Lorenzo Portanova
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