Nel 2018 la F.I.G.C. ha istituito la possibilità per le società di massima serie di iscrivere seconde squadre al campionato di serie C, così offrendo una buona opportunità a tutti i club che intendessero valorizzare giovani, inserirli, appena pronti, nell'organico della prima squadra e, perché no, lucrare dalla loro futura cessione. Sin dagli inizi della sua avventura all'ombra dell'Arechi Danilo Iervolino ha sempre palesato una spiccata attenzione e sensibilità verso la valorizzazione dei giovani nel calcio, magari sedotto dal modello Ajax o, per restare entro i confini nazionali, dall'Atalanta o dall'Udinese. Non soltanto i giovani, anche i calciatori con qualche anno in più ma con una parabola di carriera (e di valutazione a livello di cartellino) in potenziale ascesa sembravano essere particolarmente attrattivi per l'imprenditore partenopeo.

Sfortunatamente per la proprietà le attese non sarebbero state rispettate causa scelte non proprio vincenti operate dai collaboratori dell'area tecnica avvicendatisi a Salerno, con diverse operazioni rivelatesi poco produttive per la Salernitana, in termini di risultati sportivi ed economici. Belle e anche per molti aspetti lodevoli le intenzioni del presidente uscente della Bersagliera, ma allora perché sbandierare ai quattro venti proclami ambiziosi e nominare campioni del calibro di Cavani e Mertens (e provare a prenderli stando alle dichiarazioni postume del secondo), fortissimi ma ultra trentenni? Due anni e mezzo di contraddizioni e di estremi opposti quelli targati Iervolino per il cavalluccio marino. Quest'anno finora l' unico vero investimento è arrivato per il ds Petrachi, dirigente di primissimo livello ma ad oggi trasformato di fatto più in un talent scout di lusso, dal momento che, in attesa dei colpi che speriamo possano smentirci, a Salerno sono arrivati, ad eccezione di Ghiglione, soltanto virgulti o giocatori poco noti e provenienti dall'estero bisognevoli di fisiologico ambientamento.

Un ringiovanimento e un abbattimento del monte ingaggi davvero estremo finora, al punto da rendere possibile la battuta relativa all' iscrizione in B della Salernitana Next Gen, mascherata da prima squadra per rendere ciò possibile a livello regolamentare. Al di là delle provocazioni, effettivamente al momento i movimenti di mercato indurrebbero a pensare davvero ad una intenzione della governance granata di estremizzare la auto sostenibilità'. Le contraddizioni fioccano, purtroppo, ancora oggi e non si può non evidenziare l'incoerenza del varo di una politica di risalita in A in tre anni e le voglie di abbandono del club di Iervolino, che sta per dimettersi da presidente. Talune operazioni e alcuni prestiti conclusi e cercati porterebbero più a dare prevalenza all' obiettivo risparmio in attesa di passare la mano che a lungimiranti strategie societarie.

Tutti avremmo con piacere applaudito Iervolino qualora, in ossequio a reali e prospettiche mire di crescita e di auto sostenibilità del club campano nel tempo, avesse gradualmente attuato scelte virtuose puntando su giovani bravi ed emergenti ed investendo su di essi acquisendone i relativi cartellini. Puntare a questo sarebbe stato saggio ma a patto di arrivarci per gradi e con i tempi giusti su base pluriennale, così come sarebbe stato necessario mantenere la serie A e consolidarla. La Salernitana in serie A avrebbe potuto davvero, sotto una gestione Iervolino di lungo corso, aspirare a diventare un modello di virtuosa conduzione sportiva ed economica, e perché no, pensare realmente ad una seconda squadra da iscrivere in serie C e da dedicare alla progressiva valorizzazione dei talenti fatti o cresciuti in casa sotto il vessillo del cavalluccio. Troppo ambizioso perché i costi sarebbero lievitati? Certo, nel breve termine, però. La Juventus insegna quanto questa scelta possa pagare, al punto che il Milan l'ha imitata e presto altre società di media ed alta caratura proveranno a seguire questa strada.

Un obiettivo importante ma non crediamo fuori portata per una proprietà facoltosa, e ambiziosa per indole, che parlava di Europa e di campioni a calcare il manto erboso dello stadio Arechi? In verità le troppe contraddizioni e, ancora più, l' eccessiva umoralità e permalosità di Iervolino (che non perde occasione per annoverare la contestazione soft dicembrina tra le cause del suo disamoramento) avrebbero reso effimera la progettualità della Salernitana e fatto apparire come parole al vento e promesse disattese i proclami del quasi ex presidente, mentre essi avrebbero potuto, e forse pure dovuto, essere musica per le orecchie di un popolo che ci aveva creduto applaudendo il nuovo proprietario dell'amato cavalluccio marino.Iervolino non sarebbe stato il primo né l' ultimo dei proprietari di club calcistici professionistici a sognare di guadagnare con il calcio, chiudendo bilanci in attivo e mettendo in cascina buoni risultati sportivi. Un sogno seducente non impossibile ma bisognevole di tempo e persone giuste nei posti giusti, cercando di dare continuità tramite la forza e la credibilità del progetto e soprattutto tramite il consolidamento in massima serie.

Petrachi oggi potrebbe essere l' uomo giusto e chissà forse anche Martusciello potrebbe divenire il tecnico ideale per aprire un ciclo, ma manca l' entusiasmo e la vicinanza di Iervolino, che, facendo marcia indietro alle prime difficoltà, avrebbe trasformato il ds salentino in un talent scout e l' allenatore ex Empoli in un uomo alla ricerca di "una parvenza di squadra". Peccato, lo Iervolino con la testa giusta quando vi erano gli uomini sbagliati e lo Iervolino bis, disamorato e assente, quando i timonieri tecnici parrebbero essere quelli idonei e quando costoro potrebbero sfruttare al meglio anche una  piccola parte del tesoretto potenzialmente (?) disponibile per il mercato! Dagli sperperi e dalle iperboli al periodo delle vacche magre e dei silenzi protratti! Vedremo presto cosa accadrà, cercasi, intanto, disperatamente controprove e smentite!

Sezione: Editoriale / Data: Mer 07 agosto 2024 alle 00:00
Autore: Raffaella Sergio
vedi letture
Print