Uno spettacolo da brividi, una giornata destinata a restare a lungo nel cuore e nella mente di chi ama i colori granata e ieri ha vissuto sensazioni straordinarie e che prescindono dal risultato, dalla classifica e dall'aspetto meramente sportivo. Se un turista fosse passato per caso dalle parti dell'Arechi, avrebbe pensato si stesse per celebrare uno scudetto o una promozione in serie A. E invece Salerno ha portato sugli spalti oltre 17mila persone per una squadra in zona retrocessione dall'agosto del 2023 e che, ancora una volta, ha vinto grazie all'apporto del dodicesimo uomo.

Sin dalle prime ore del mattino, passeggiando per le strade cittadine, si respirava il clima delle grandi occasioni. In centinaia erano già per strada con una sciarpa, una maglia o una bandiera granata. Nei bar, nei ristoranti, nelle piazze, sui pullman, a lungomare non si parlava d'altro, al punto che anche persone che solitamente seguono il calcio con minor trasporto emotivo hanno deciso di recarsi presso i botteghini dello stadio per fare il biglietto. "Perchè ci stiamo giocando la salvezza e c'è bisogno di tutti".

Con il passare delle ore l'entusiasmo si è trasformato in tensione: così come col Sudtirol, anche ieri c'era la consapevolezza fosse una sorta di finale anticipata per tenere viva la fiammella della speranza. Alle ore 13 traffico intenso e appelli sui social che si moltiplicavano: "Tutti all'Arechi, dobbiamo restare in serie B". Nessuno è mancato all'appello: ultras, club organizzati, chi ha sottoscritto l'abbonamento a scatola chiusa durante un'estate caotica e ad alta tensione, ma soprattutto la provincia. 

Capaccio, Eboli, Campagna, Bellizzi, Bivio Pratole, Pontecagnano, Cava, Sapri, Sarno, Siano, Baronissi, Mercato San Severino, Agropoli, Amalfi, Montecorvino, Giffoni, Castellabate, Roccadaspide, Castel San Giorgio, Minori, Palinuro, Battipaglia: delegazioni da ogni dove, come forse non accadeva nemmeno in tempi recenti e in categorie più prestigiose. E poi bambini e famiglie, con i tifosi del futuro che stanno imparando da subito cosa voglia dire amare e sostenere una squadra di calcio quando le cose non vanno bene e il senso d'appartenenza si acuisce a dismisura.

Nella prima mezz'ora del match abbiamo visto una curva davvero di alto livello: cori, incitamento costante, il classico sfottò verso rivali che hanno onorato Celeste e Carmine meritando una standing ovation. E' mentalità, non c'è niente da aggiungere. E nessun fischio quando, a fine primo tempo, lo 0-0 certificava una prestazione a tratti davvero brutta. Alla fine l'apporto della gente è servito, come sempre: tre palloni alle spalle del fischiatissimo Micai e una sciarpata da brividi che ha coinvolto tutto lo stadio. Perchè la Sud fa la differenza, ma ieri hanno partecipato alla grande tutti i settori. 

Ogni singolo tifoso si è sentito, dunque, protagonista e non spettatore. Ha giocato con la squadra, ha gioito, ha spinto ancora di più nei momenti di difficoltà creando un clima che ha fortemente inciso sulla prestazione di un gruppo che, a più riprese e con Ferrari e Verde in prima linea, invocava l'apporto del suo più fedele alleato.

Un peccato giocarne 3 su 4 fuori casa: chiudere all'Arechi avrebbe aumentato esponenzialmente le chance di salvezza. Ma siamo certi che al Picco, a Marassi e al Tombolato ci sarà una carovana granata pronta a vivere in simbiosi con la Bersagliera un rush finale metaforicamente vietato ai deboli di cuore.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 26 aprile 2025 alle 14:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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