Cedere prima di acquistare. Passano le settimane, ma il tormentone ricorrente non cambia. Un vero e proprio mantra che i tifosi hanno imparato a memoria vivendo questa primissima fase di stagione con totale disinteresse in un clima di rassegnazione, amarezza ed incredulità. Le domande che ci poniamo è sempre la stessa: possibile che un presidente così facoltoso e che ha introitato tanto (sebbene abbia anche speso purtroppo male) si sia scocciato dopo appena due anni e dopo aver disatteso una serie incredibile di promesse? Possibile che chi prospettava Europa, stadio nuovo, super settore giovanili, acquisti da capogiro, brand internazionali e Salernitana come Atalanta del Sud non abbia le risorse per garantire da subito l'allestimento di una rosa super competitiva per la B? Ormai ci hanno detto tante volte la stessa cosa che qualcuno si è davvero convinto che esistano stipendi insostenibili per la cadetteria, che un anno d'assestamento sia inevitabile dopo un cruento salto all'indietro e che il giovane affamato valga più del big con la pancia piena e che viene a Salerno solo per svernare. Purtroppo prendiamo atto che l'esperienza della passata stagione non sia servita a nulla e qualcuno in un mondo sempre più ampio di media e social continua a far passare messaggi distorti e a fornire alibi di comodo al presidente e al suo amministratore. Consentiteci: questo non è modo di operare, così non si rispettano i tifosi.
Oggi, prima che sia troppo tardi, si deve creare un fronte comune che chieda chiarezza, rispetto e programmazione ad una società accolta troppo frettolosamente con i tappeti rossi e che - in parte - continua a godere di un incomprensibile sostegno incondizionato mentre nulla veniva perdonato a quei predecessori che hanno vinto tutto quello che si poteva vincere senza scandalizzarsi per uno striscione, un coro della curva o qualche commento pepato sul web. Iervolino ha illuso tutti, ci aveva fatto credere di essere entrati in una dimensione nuova. Oggi, invece, il ridimensionamento è palese, non c'è voglia di investire, si aspetta soltanto un acquirente per passare la mano (al punto da trascinare per tre mesi la trattativa con la Brera Holdings, da subito apparso ai più come fondo senza fondi), non c'è dialogo con i giocatori, si usano toni non gentilissimi con la stampa scegliendosi gli interlocutori per evitare domande scomode e Martusciello sta lavorando a Rivisondoli con un gruppo che sarà completamente stravolto. Forse nemmeno in serie D, quando eravamo senza palloni, avevamo visto un caos del genere. Petrachi, che ha un passato importante e la necessità di rilanciarsi dopo un periodo di stop forzato, è ritenuto a furor di popolo garante del progetto. Ed è a lui che rivolgiamo un appello, senza la presunzione di volergli fare i conti in tasca o di fornire consigli non richiesti: faccia un passo indietro, o batta i pugni sul tavolo, se entro una settimana la proprietà non allargherà i cordoni della borsa limitandosi a qualche innesto di terza fascia dai campionati minori e ponendo una serie di ostacoli per le trattative più importanti.
Ne va della sua credibilità, anzitutto. Perchè c'è il rischio che l'essere eccessivamente aziendalisti lo aggiunga soltanto all'elenco dei capri espiatori come accaduto ad alcuni suoi predecessori e a tanti professionisti che hanno lavorato per la Salernitana in condizioni che sarebbe eufemistico definire complicate. La nostra squadra del cuore non è un giocattolo da riporre nell'armadio come fa il bambino quando si scoccia. Dietro undici maglie granata che corrono su un campo da calcio ci sono decine di migliaia di innamorati, salernitani trapiantati all'estero che vivono con smisurato amore la passione per lo sport, gente che ha dato e darebbe la vita pur di vedere il cavalluccio giganteggiare nei vari stadi d'Italia. Iervolino e company hanno disperso un incredibile patrimonio d'entusiasmo ponendo fine a quel sogno atteso 23 anni, vanificando gli sforzi dei "romani", di Castori, di quel gruppo che mordeva il pallone (ricordate Jaroszyński?) che seppe ribaltare ogni pronostico mostrandosi più forte dei favori arbitrali al Monza di Galliani e di un Lecce milionario. Ci sia consentito dire che presentarsi così a Rivisondoli 4 mesi dopo una retrocessione calcisticamente parlando ignobile è una delle pagine più tristi dal 1919 ad oggi. E la presenza di pochissime persone a Rivisondoli è la cartina al tornasole: chi dovrebbe sobbarcarsi chilometri e chilometri per rivedere Kastanos, Dia, Pirola, Lovato, Sepe, Coulibaly, Bonazzoli, Legowski, Bronn e Sambia? Sopravvalutati che hanno addirittura il coraggio di chiedere la cessione. Siamo noi ad auspicare vadano presto, tutti, via da Salerno.
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