L'ex allenatore della Salernitana Gian Piero Ventura è intervenuto sulle frequenze di Radio MPA per parlare delle vicende societarie e del momento che sta attraversando la squadra granata. Queste le sue dichiarazioni: "La situazione societaria va risolta, è inutile adesso commentare perchè diremmo sempre le stesse cose. Bisogna aspettare che si risolva al più presto, per la città e soprattutto per i tifosi che hanno il diritto di sapere che fine fa la Salernitana".
Come mai Salerno deve avere questa piaga?
"Purtroppo è una cosa che si sapeva, visto che per regolamento non si possono avere due squadre in serie A, forse ci voleva prima un pò di attenzione così da risolvere le cose con tempi più diluiti. Ci saranno sicuramente delle persone che vorranno la Salernitana perchè è una piazza troppo appetibile, speriamo che sappiano onorare una piazza con un pubblico da serie A".
Un ambiente frastornato tra vicende societarie e campionato che forse è stato sottovalutato, è una stagione buttata al vento o si può salvare ancora qualcosa?
"Si può salvare anche molto, dipende da chi prenderà la società poi ci sarà la possibilità di fare il mercato a gennaio, il Genoa che ha solo due punti in più ha una proprietà che farà sicuramente mercato quindi dipenderà da chi sarà il nuovo proprietario e dalle ambizioni che avrà, la Salernitana ha avuto delle difficoltà ma non è l'unica in questo campionato visto che nonostante le tante sconfitte è ancora a 4 punti dalla salvezza. È chiaro che più passa il tempo è più è difficile, il problema di giocare con l'Inter ora è secondario, diventa fondamentale la sfida dopo la sosta contro il Venezia. A gennaio però forse ci sarà anche una squadra migliorata, non bisogna comunque drammatizzare e avere un pò di pazienza per sapere chi saranno i futuri proprietari oltre alla consapevolezza che si può soffrire ma si può anche farcela. Non si possono trarre conclusioni a 5-6 mesi dalla fine, certo la situazione societaria non aiuta la squadra ma potrà avere ripercussioni positive quando si risolverà".
La Salernitana ha cambiato allenatore ma i risultati sono rimasti invariati, a gennaio con tanti innesti si possono agganciare quelle 3-4 squadre per salvarsi?
"C'è ancora la possibilità perchè la quart'ultima è ancora a 4 punti e con 5 mesi di campionato è realizzabile, sta pagando il mercato dell'estate fatto per Castori e quindi nel momento in cui arriva un altro allenatore non ha i calciatori adatti per fare quello che vuole lui. È evidente che il cambio ha creato qualche problema ma non serve parlare del passato ma del futuro. Sono rimasto molto legato a Salerno anche se è stata un'esperienza breve, ho trovato degli amici e tifo Salernitana, molto dipenderà da chi acquisterà la società e quanto capitale potrà mettere per rinforzare la squadra, potrebbero anche servirne solo 2-3 di acquisti di categoria che possano dare esperienza e qualità necessarie".
Abbiamo un trittico di partite difficili, nel caso non dovesse fare punti e le altre si dovessero allontanare, la nuova società potrebbe anche decidere di non spendere a gennaio?
"È ovvio che se perdi con l'Udinese e poi in casa col Venezia i discorsi cambiano, con l'Inter sarà molto difficile ma non è scritto da nessuna parte che tu non possa fare risultato con queste squadre. Ero all'Arechi per vedere Salernitana-Atalanta e se c'era una squadra che meritava di vincere forse era la Salernitana. Non drammatizzerei più di tanto, cercherei di compattare il più possibile l'ambiente perchè c'è la possibilità di salvarsi".
Qual è il suo rammarico su Salerno?
"Il rammarico forse è il lockdown, quando sono arrivato a Salerno c'era una situazione ambientale e societaria non facile con una squadra che si era salvata all'ultimo rigore nel playout. Abbiamo cercato di ricostruire, di dare una cultura del lavoro, un senso di appartenenza e di professionalità. I calciatori sono stati disponibili e straordinari, quando è arrivato il lockdown eravamo quarti-quinti, poi abbiamo pagato il lockdown come la Lazio che è passata da prima a quarta. È stato fatto un lavoro anche sulle strutture di comune accordo con la società con un centro adatto per fare calcio ad un certo livello. SI sono fatti dei passi avanti un pò alla volta, il mio anno è stato uno di questi passi. È stato un momento piacevole della mia vita e non ho nessun rammarico".
Qual è il suo approccio col calcio adesso, riesce a stare senza?
"Forse ci riesco, ho scelto di non andare più in campo anche se mi manca il lavoro quotidiano. Oggi ilcalcio sta cambiando, nei rapporti, nei valori e forse ho scelto il momento giusto. Sono stato 37 anni ed è evidente che mi mancherà ma ho il piacere di vederlo, è stato e sarà sempre la mia vita".
Questo calcio fatto di business non piace più?
"È una cosa che amiamo tutti, è diverso, prima era fatto di passione, affetto e gioia adesso contano di più i fattori economici e sono cambiati i rapporti, ha inciso molto anche la pandemia con la gente che va molto meno allo stadio. Ha inciso il lockdown con partite senza pubblico. Un momento storico che non ha aiutato col calcio compresso in pochi giorni e i tanti infortuni che ne sono derivati. Ho fatto calcio nel momento in cui era meno parlato e più giocato in cui c'era l'esaltazione del gesto tecnico rispetto ad altre cose. Ringrazio per aver avuto la fortuna di fare questo lavoro. Potrà anche cambiare ma rimane il gioco più bello del mondo".
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