Quando ascoltiamo in luogo comune del "Salerno non merita questo" consentiteci di non essere pienamente d'accordo. Pur riconoscendo le enormi potenzialità di una tifoseria passionale e calorosa, riteniamo che il terzultimo posto attuale, la crisi tecnica e - soprattutto - la querelle societaria sono frutto anche dell'incapacità collettiva di assumere una posizione netta e decisa quando Sousa fece suonare il primo campanello d'allarme.
Aver attaccato la precedente società schierandosi finanche al fianco di Gravina per un regolamento assurdo e aver steso i tappeti rossi a un imprenditore sicuramente facoltoso, ma che - di fatto - nel calcio non aveva ancora dimostrato nulla è un doppio autogol che si spera possa essere preso ad esempio per il futuro.
E se taluni personaggi, radiati dappertutto e senza un minimo di competenza, continuano ad avere un certo credito pur avendo raccontato bufale degne del miglior mitomane, allora in fondo meritiamo ampiamente di aver perso la serie A e di ritrovarci addirittura a parlare di scontro diretto a pochi giorni dalla gara con la modesta Carrarese.
Sarebbe bastato dar retta ai pochi giornalisti che hanno raccontato i fatti fregandosene altamente dello sfogatoio dei social o della notizia in esclusiva (e tuttora ci sono siti che scelgono una linea morbida per motivi di facile comprensione...perchè in fondo difendere il proprio posto vale più dell'amore per la Salernitana) per capire che fosse in atto dall'estate del 2023 un processo di ridimensionamento totale, con un presidente che aveva perso entusiasmo e una società che si era tirata indietro rispetto alle promesse roboanti fatte in una conferenza, quella di gennaio, che sembra lontana anni luce.
Tuttavia, in questa città, non si può raccontare la verità e capita che il pallista di turno (tra vezzeggiativi, Della Valle, bandiere tricolori e Cavani a pranzo con De Sanctis) abbia più credito di chi, sul posto e per il bene della Salernitana, provava a far capire che Sousa non fosse improvvisamente impazzito e che ci fosse ben altro dietro quella chiacchierata con il Napoli avallata dalla proprietà e autorizzata dal contratto stipulato a febbraio.
Per qualcuno è dietrologia inutile, in realtà non ci stancheremo mai abbastanza di rimarcare che lo stato comatoso in cui versa oggi la Salernitana è frutto di tutti gli errori che varie componenti hanno commesso negli anni, senza dar ascolto a chi pensava che una diserzione o una contestazione civile fossero più efficaci del "che importa se" e della coreografia da brividi inscenata col Verona e che quel gruppo di calciatori non avrebbe mai meritato di godersi dal vivo.
Ad ogni modo notiamo con piacere che le varie anime del tifo hanno deciso di fare fronte comune e riteniamo che la linea degli ultras e dei club vada appoggiata da tutti proprio perchè c'è finalmente unità d'intenti. Tutti sotto un'unica bandiera, dietro il medesimo striscione, per Salerno, la sua provincia e la Salernitana.
Consapevoli che nemmeno 3-4 vittorie di fila o un mercato discreto possano dare credibilità ad un contesto societario in cui il presidente si dimette, il proprietario facente funzioni ci ricorda che siamo retrocessi tante volte e un uomo di mondo critica un uomo di calcio che gli ha messo a posto i bilanci facendo il mercato con l'abaco in mano per contare quanti euro avesse per chiudere una trattativa dopo tanti paletti.
E allora, per una volta, anche pensandola diversamente, sarebbe necessario aderire ad una iniziativa collettiva e dare atto ai membri rappresentativi della curva di essersi mossi coinvolgendo tutti. E se ci vantiamo tutti delle coreografie che preparano con giorni e giorni di sacrifici personali, familiari, lavorativi ed economici, è ancor più doveroso essere con loro. 15 minuti d'amore puro per lanciare un segnale a livello nazionale, per far capire che Salerno dubita fortemente esista davvero un progetto triennale e pretende non solo investimenti, ma anche rispetto e chiarezza.
Lanciamo una provocazione. Sarebbe bello che anche la stampa aderisse a questa forma di protesta. Perchè la distinzione tra stampa locale e nazionale, i daspo, i silenzi durante un Galà che poteva dar lustro ai colori granata a livello nazionale e le promesse non mantenute anche sul piano della comunicazione richiederebbero un gesto simbolico, con la salernitanità anteposta alla notizia, alla cronaca, alla pagella, al racconto di un aspetto tecnico che passa in secondo piano e che oggi non emoziona nessuno.
La Salernitana si salverà, in un campionato scarso come non accadeva da anni potrebbe addirittura competere per la famosa zona sinistra con 3-4 ritocchi seri a gennaio e che non dipendano dal mercato in uscita. Ma, arrivassero anche Messi e Ronaldo, sarebbe sufficiente per dimenticare quello che è successo? La palla passa alla società: dopo l'apparizione illusoria post Palermo si è tornati al punto di partenza. Ma in fondo questo merita chi si è esaltato per la visita dell'ex presidente dopo mesi di assenza in città.
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