E' passata quasi una settimana dalla partita col Sassuolo, eppure chi vi scrive non riesce a commentare con ottimismo il pareggio ottenuto fuori casa. Certo, abbiamo interrotto una striscia negativa andando alla sosta senza l'ennesima sconfitta sul groppone, ma questa Salernitana non emoziona, non trascina, non convince. Diciamo la verità: risulta difficile trovare qualcosa che funzioni. E le recenti dichiarazioni di alcuni procuratori che lasciano intendere che i loro assistiti potrebbero andare altrove a gennaio, testimoniano che l'ultimo posto in classifica, purtroppo strameritato, non è frutto della preparazione atletica sbagliata e scaturisce solo in parte dagli errori clamorosi del direttore sportivo durante il calciomercato. La verità è che la Salernitana è un ectoplasma senza anima che va avanti trascinandosi, quasi come se indossare quella maglia fosse un peso. Se Kastanos, Candreva, Dia o qualunque altro calciatore desiderano andare via, sappiano che non saranno affatto rimpianti e che saranno archiviati come atleti, tra i tanti, che hanno baciato la maglia sotto la curva per poi arrendersi alle prime difficoltà tutelando esclusivamente i propri interessi.

A Inzaghi il compito di individuare eventuali mele marce e agire di conseguenza, da subito. A nostro avviso la caccia alle streghe nei confronti dell'attuale guida tecnica (non uno stratega della panchina, ma nemmeno l'ultimo arrivato) serve solo a spostare il tiro sulle reali problematiche che si potrebbero risolvere soltanto ingaggiando un direttore generale d'esperienza, carismatico, che ha credibilità quando siede al tavolo delle trattative e che è in grado di chiudere un'operazione anche sulla base del prestito o che parli muso a muso con Iervolino, imponendo la sua strategia. Alla tifoseria di Salerno non spaventa la serie B: erano in 25mila in C1, in 12mila in C2, in 10mila per l'ultima gara in D senza segni distintivi e con un simbolo religioso al posto del cavalluccio. Il vero tifoso non si scandalizzerebbe a recarsi in trasferta ad Ascoli piuttosto che a Terni o Cittadella. Quello che fa rabbia è essere passati da un trimestre magico a un'annata anonima, ricca di contraddizioni, con un tutti contro tutti che evidenzia l'inesperienza di una società che prima o poi dovrà spiegare come si possa passare così rapidamente dai 30 milioni per Pinamonti alle scelte fatte con l'algoritmo. Così non si può andare avanti, decidere di non decidere è un errore clamoroso e imperdonabile che fa male alla Salernitana e che alimenta caos.

Ben vengano queste iniziative per riportare la gente allo stadio, ben venga che Iervolino trovi tempo per scrivere una lettera ai tifosi chiedendo all'amministratore Milan di girare per i club raccogliendo proposte. Ma per dare un senso al mercato di gennaio bisognava sfruttare al massimo questa sosta per dare uno scossone. De Sanctis, ad oggi, non l’unico ma uno dei maggiori responsabili della debacle granata, resta al suo posto. C'è un avvocato che continua a parlare da vice presidente e che prima parlava di obiettivo Europa e oggi sembra quasi rassegnato alla retrocessione, c'è stato un allenatore che aveva reso grandissima la Salernitana ma che a giugno sbuffava in una conferenza sì e nell'altra pure. Lo chiediamo ancora: che succede? Possibile che la querelle stadio abbia inciso così tanto o si utilizzano alibi per non ammettere che c'è meno voglia di investire? La retrocessione sarebbe un fallimento per tutti. Per la città, per quell'ambiente che attaccava chi raccontava le verità a fin di bene sperando di sbagliare, per i calciatori, per il direttore sportivo, per Inzaghi, per Iervolino. Uno che l'ha presa in A a prezzo stracciato e che ha l'obbligo morale di garantire la medesima categoria.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 17 novembre 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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