È online l’episodio 02 di Vianema, il primo podcast ufficiale dell’U.S. Salernitana 1919! Tra presente e passato, le storie più belle e le impressioni sulla Bersagliera settimanalmente disponibili su Spotify e sui nostri canali ufficiali!

L’ospite dell’episodio 02 è Gigi Genovese, uomo dalle nozze d’argento con la società granata: dal 1992 in avanti, infatti, ne è stato portiere, preparatore degli estremi difensori, tecnico della Primavera, allenatore dei giovani portieri e finanche allenatore della prima squadra in alcune parentesi. Di seguito le sue dichiarazioni: "Salerno è stata la mia fortuna e la mia ricchezza professionale umana e familiare. Iniziata nel 1992, ma forse anche prima perché mi sono sposato con mia moglie 4 anni prima ed il suo cognome è Granata. La città è stata molto importante e sono stato molto fortunato nell’aver vissuto i bellissimi anni '90. Tanti ricordi ed emozioni".

Tanti periodi felici e qualcuno meno.
"Ci sono stati molti periodi felici ma anche riscontri negativi come nel 2005 quando fallì la società e nessuno se l’aspettava. In campionato eravamo in una situazione tranquilla, ma c’era un debito con l’erario che salvò molte squadre con molti più debiti. Nel 2010 facevo il secondo di mister Breda dove Roberto insieme a Nicola Salerno fu bravissimo a tenere il gruppo unito fino alla fine e perdemmo immeritatamente lo spareggio con il Verona per differenza reti. Parliamo di una rosa che non prendeva uno stipendio da ottobre. Anche il 2019 fu un’annata particolare con il playout contro il Venezia: gli ultimi due mesi ho dormito poco. Nell'aria c'era quella difficoltà, Era una squadra doveva lottare per i playoff, ma dopo la sconfitta a La Spezia è stato come se la squadra avesse mollato. Quando succedono queste cose diventa difficile e captai le difficoltà: menomale che ci salvammo a Venezia essendo l’anno del centenario ma è stata una sofferenza. Sarebbe stato bruttissimo festeggiare il centenario con una retrocessione ma a Venezia è come se avessimo vinto un campionato”.

Su mister Breda.
"Penso che la scelta di Breda sia stata quella giusta. L’ho avuto come compagno, giocatore e collaboratore. Conosce l’ambiente ed è anche competente nella categoria: sono ormai 15 anni che fa la Serie B a buoni livelli. La squadra era buona ma mancava di qualcosa. La società si è messa subito a rimediare con nuovi acquisti che aiuteranno insieme a Roberto. È ancora dura e c’è bisogno di tutti ma i presupposti sono buoni. La scorsa settimana ho sentito il podcast e penso che la proprietà sia fondamentale per la Salernitana. Tutte le componenti devono essere compatte per arrivare agli obiettivi. Mi ha fatto piacere che sia tornato Iervolino insieme alla vittoria, seppur con una sofferenza. Il risultato era importante ed anche meritato".

Salerno vive anche di controsensi, certe volte festeggia dopo una sconfitta.
"30 anni fa scesi in campo per l’ultima volta da portiere della Salernitana a Bergamo dove ci trovammo a giocare per la Serie A con lo stesso gruppo che aveva vinto in C l'anno prima. Perdemmo, ma al ritorno la settimana dopo i tifosi organizzarono una festa a Piazza della Concordia. Il gruppo di ragazzi con Delio fece così bene che la piazza riconobbe che avevano dato tutto riconoscendolo anche nella sconfitta. È gratificante. Da lì inizio poi la mia esperienza da allenatore. Delio quella sera mi confessò che sarebbe andato via e che gli sarebbe piaciuto se gli avessi fatto da collaboratore. Nel 1997 fui chiamato dal mister per tornare a Salerno in piena notte e tornai nella stagione dove vincemmo il campionato e tornammo in Serie A".

Sul centro sportivo e i campi di allenamento.
"Le cose sono sempre migliorabili. Negli ultimi anni ho avuto delle gratificazioni nel settore giovanile. La società cerca sempre di migliorare. Si parla del centro sportivo, quando io e Breda eravamo giocatori già ci allenavamo al Marry Rosy che era un campo di sabbia, non proprio all'altezza della situazione. Ora che è tornato è rimasto meravigliato. Con Castori fu fatto il terzo campo, con misure regolamentari. Nella vittoria del campionato furono segnati molti gol da palla inattiva proprio per gli allenamenti su un campo delle stesse misure dell'Arechi e sei avvantaggiato. Con Delio Rossi ci allenavamo a Baronissi su un campo 40x70, dovevamo spostare la porta e facevamo una metà campo".

Il portiere a cui è più legato.
"Chimenti, avevamo un legame forte ma c'è stato anche con Balli, Pinna e con gli ultimi che ho allenato, come Terracciano che ha fatto bene a Firenze, Strakosha, Radunovic, arrivati tutti con poca esperienza. Spero che un 5% di mio li abbia aiutati a migliorare".

Le critiche quando sono costruttive servono a farti crescere.
"I calciatori andati via da Salerno sono andati in piazze importanti, Gattuso al Milan, Fresi all'Inter, Iuliano alla Juve. Salerno è già una piazza importante e con la maglia che pesa. I direttori sportivi delle squadre importanti sanno già che sono calciatori pronti. È una piazza ambita, l'emozione del pubblico, anche fuori casa come i 7 mila di San Siro nell'anno della retrocessione è una cosa che rimane".

Il legame di Salerno alla maglia.
"È una malattia, da padre in figlio. Salerno e anche la provincia è legatissima. Mi ricordo che andavamo a fare le amichevoli del giovedì nella provincia di Salerno, a Sapri con due ore e mezzo di pullman. Trovavamo però un grande entusiasmo con gente che conosceva tutti ed era veramente appagante dopo un tragitto difficile e lungo, non c'era ancora l'autostrada. Prima i ritiri si facevano per socializzare, ma adesso i ragazzi spesso e volentieri in camera restano col telefono. Bisogna cercare l’aggregazione in altre maniere perché un gruppo che lotta insieme si vede anche dalle amicizie, dai collegamenti. Quando c'è stima, in campo si vede".

La top 11 della storia granata.
"Il modulo è il 4-3-3. La mia è faziosa, molto legata agli anni '90 e a quelli con cui ho giocato. Il portiere è Chimenti, anche lui è molto legato a questa piazza. Poi metto i capitani, non possono non inserire Di Bartolomei, ci ho anche giocato contro a Salerno col Foggia. Poi Luca Fusco e Roberto Breda. Giocatori come Di Bartolomei danno lo stimolo anche agli altri e ha permesso di vincere quel campionato del 1990 e la Salernitana è entrata in un'altra dimensione. Breda e Fusco sono i recordman del club, hanno dato tanto per diversi anni. Due anni fa tornavamo da una trasferta con la Primavera e Luca subitò partì per Sassuolo per andare a vedere la Salernitana. A destra Cavallo Pazzo Grimaudo, determinante perchè ci ha fatto divertire tantissimo. Ridevamo prima di entrare in campo, trovavamo di tutto nello spogliatoio, andava sempre a tremila poi. È stato importante anche quando è andato via, nel 97 fece il ritiro prima di andare via. Il legame si era formato proprio in ritiro grazie alla sua allegria. L'altro centrale è Totò Fresi, aveva una grande classe. Primo convocato con l'Under 21. A sinistra Vittorio Tosto, fece gol all'esordio a Barletta. Determinante quando è tornato nella vittoria per la Serie A. A sinistra in massima serie eravamo devastanti, con Tosto, Tedesco e Di Vaio ma Tosto e Tedesco si fecero male in Coppa Italia, è stata una delle cause forse della retrocessione. Poi metto Pietro Strada, sfortunato per gli infortuni ma grande intelligenza calcistica. Senza l'infortunio di Parma sarebbe andato in nazionale e ai Mondiali del '98. Giocava anche più avanti perchè aveva gol nelle gambe. Poi c'era Tudisco, ricordo i due gol al San Paolo di destro e sinistro, da far vedere nelle scuole calcio. In attacco Pisano, era proprio il classico bomber, il gol era la sua ossessione. Durante la settimana ci litigavo perchè voleva fare gol e abbiamo litigato alcune volte. A sinistra metto Di Vaio, veniva da due anni non fatti bene ma si vedeva subito che giocatore era, aveva una rapidità e una velocità impressionante. A destra metto Ricchetti, il re del taglio. Era determinante nelle giocate, dettava i tempi, metteva in difficoltà tutte le difese avversarie ed era dinamico, aiutava anche Grimaudo. Avrei potuto mettere anche Di Napoli che ci ha fatto vedere cose straordinarie qui, anche lui molto legato alla piazza. L'allenatore è Delio Rossi. Ci sono stati anche ltri giocatori come Bombardini o Di Vicino, ricordo poi anche Soligo, ragazzo straordinario, la fortuna di tutti gli allenatori, il classico soldatino che aveva un rendimento importante dovunque lo mettevi e la piazza glielo riconosceva, poi Ciro Ferrara, anche lui grande attaccamento alla maglia".

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 25 gennaio 2025 alle 16:00
Autore: Lorenzo Portanova
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