È il giorno dell'ottavo di finale degli Europei tra l'Italia e la Svizzera. Come titola "Tuttosport" due squadre unite nel nome del libero. Il viennese Karl Rappan si trasferisce nel 1931 a Ginevra come giocatore-allenatore in un'epoca in cui il modo di giocare prevedeva l'uno contro uno, tre difensori contro tre attaccanti. Se uno veniva saltato, si apriva la strada verso la porta. Rappan ha un'idea, prende un giocatore e lo arretra sulla linea difensiva, senza compiti di marcatura.

Libero, per l'appunto, di muoversi come meglio crede, per tamponare e spazzare l'area. Con questo sistema di gioco Rappan colleziona successi in Svizzera e sorprende al Mondiale 1938 quando è selezionatore della nazionale elvetica, eliminando la favorita Germania e poi in quello del 1954 quando batte proprio l'Italia 2-1 e poi 4-1.

Nel frattempo il libero è sbarcato anche da noi, si  fa risalire la sua introduzione a Gipo Viani che, nel 1947, porta la Salernitana in A arretrando il mediano in marcatura sul centravanti e piazzando un uomo dietro tutti. Non in linea come per Rappan, ma più staccato e dedito alla distruzione del gioco avversario.

Lo chiamano Vianema, in onore del suo inventore, anche se le cronache riportano che l’ispirazione venne da un giocatore-collaboratore del tecnico, Antonio Valese, che - su richiesta dell’allenatore - aveva provato quella formula in un torneo estivo con Alberto Piccinini (il papà del telecronista Sandro) in marcatura. Il libero alla Viani è troppo difensivo, la Salernitana retrocede subito. Ma l’idea viene fatta propria da una grande. Alfredo Foni vince lo scudetto nel 1953 con l’Inter, in cui Ivano Blason è il libero e il gioco viene ribattezzato catenaccio, per il pragmatismo.

Sezione: News / Data: Sab 29 giugno 2024 alle 11:00 / Fonte: tuttosport
Autore: Lorenzo Portanova
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