La redazione di TuttoSalernitana ha avuto il piacere di intervistare Giovanni Pisano, bomber che ha lasciato un pezzo di cuore a Salerno e che presto tornerà all'Arechi per sostenere dal vivo la sua squadra del cuore. Ecco le sue dichiarazioni sul momento attuale attraversato dalla Bersagliera:

"Sto seguendo, ovviamente, tutte le partite. Una vittoria come quella ottenuta contro la Reggiana fa sicuramente bene al morale, segnare al centesimo è un'iniezione di fiducia che può far scattare la cosiddetta molla all'interno di uno spogliatoio. C'è tanto da migliorare, ma ora conta soltanto fare punti. Breda può essere senza dubbio la persona giusta per guidare i granata verso l'impresa, purtroppo l'attuale posizione di classifica è figlia delle incertezze che ci sono state la scorsa estate. A mio avviso fu un errore non prendere, da subito, un attaccante.

E' uno degli sbagli commesso in passato, non a caso l'attuale direttore sportivo ha acquistato subito Cerri e Raimondo mettendoli a disposizione dello staff tecnico già dalla prima gara del nuovo anno. E Cerri ha risposto alla grande, con tre reti in 180 minuti. Forse serve ancora un altro tassello in avanti, Raimondo mi sembra ancora un po' indietro e in campo ha faticato a trovare la posizione giusta".

Si chiede a Pisano come il suo gruppo avrebbe reagito alla mancata esultanza del capitano dopo un gol decisivo arrivato al 100':

"Mi viene da sorridere. Preferisco proprio non commentare. I miei tempi erano diversi: altri uomini, altro attaccamento, altro spessore. Non è un caso che, ancora oggi, c'è una grande amicizia tra chi fece parte di quella Salernitana e pianse a Bergamo dopo la gara persa per 2-1 che ci impedì di andare in A. A Salerno, anche in tempi recenti, ho visto giocatori che baciavano la maglia, che grazie a voi sono diventati qualcuno e che poi la settimana dopo hanno chiesto di andar via. Persone che non hanno meritato l'applauso dei supporters granata.

Noi, invece, il granata ce lo sentivamo addosso come una seconda pelle, legavamo il nostro umore in base al punteggio della domenica e nessuno, in gruppo, anteponeva i propri interessi a quelli del collettivo. Lo spogliatoio non lo avrebbe tollerato, sapevamo prenderci le giuste responsabilità esponendoci in prima persona".

Una riflessione anche su un Arechi ormai mezzo vuoto da tempo:

"Non so cosa stia succedendo, noi 8-9mila spettatori li avevamo al campo due ore prima della partita. Altri tempi, anche in questo caso. Secondo me l'attaccamento alla maglia e l'amore sono rimasti immutati, ho visto cose da brividi nel corso dei festeggiamenti per il centenario e ogni volta che si celebra il 19 giugno. Probabilmente non ci si identifica in questa Salernitana.

C'è troppa distanza con la gente: allenamenti a porte chiuse, poche iniziative, bocche cucite. Noi invece giravamo la città, vivevamo gli umori del pubblico, sapevamo che c'erano migliaia di persone che facevano sacrifici per seguirci. Il famoso senso d'appartenenza che il calcio di oggi non trasmette. Non mi meraviglia che giovani che non hanno nemmeno avuto la possibilità di vederci giocare ricordino a memoria la formazione degli anni Novanta e fatichino a riconoscere gli attuali rappresentanti. Se solo sapessero quanto sono fortunati a indossare quella maglia...".

Infine una battuta sul calcio attuale:

"Oggi basta fare mezzo tiro in porta e subito vali milioni di euro. Vedendo gli attaccanti che vanno per la maggiore, dico che ho dei rimpianti legati alla mia carriera. Sento parlare di tattica, tiki taka...con tanti passaggi che non servono a niente. Faccio parte della vecchia scuola, quella in cui il portiere deve parare e l'attaccante deve far gol. Però ci sono allenatori che preferiscono la "boa" che fa salire la squadra e fa lavoro sporco. A che serve e non segnano. Poi non dobbiamo meravigliarci se, per due volte di fila, non partecipiamo ai mondiali. Occorrerebbe fare un lavoro serio che metta al centro di ogni cosa i settori giovanili".

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 24 gennaio 2025 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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