Come ogni anno la redazione di TuttoSalernitana propone l'alfabeto granata, un modo per ripercorrere un 2024 fallimentare dal punto di vista sportivo e che speriamo di aver messo definitivamente alle spalle:

A come Abbandono, e non è un riferimento soltanto alla categoria che abbiamo tristemente perso sul campo a suon di record negativi. E' una parola che descrive il sentimento di una tifoseria che, dopo aver accolto la società con i tappeti rossi, si è sentita lasciata sola, tradita, non ascoltata. Un presidente che parlava d'Europa e che ha chiuso il 2024 ultimo in classifica sul campo, dimettendosi senza andare sotto la curva nel giorno della retrocessione. Dai cuoricini al silenzio totale...perchè?

B come Brera Holdings, quella telenovela estiva che non ha convinto nessuno e che ha dato il via a tutta una serie di voci fuori controllo che hanno annoiato la tifoseria causando un senso di disorientamento. Tutti avevano capito che non ci fossero i presupposti per portare avanti la trattativa con chi, al netto dell'acquisizione del 22% del pacchetto azionario della Juve Stabia, da anni tentava la scalata nel grande calcio senza mai chiudere una sola operazione. Da lì tanti personaggi a caccia di pubblicità hanno intuito le difficoltà societarie provando ad approfittarne, per fortuna senza successo. Resta triste il fatto che "mister miliardo" che sognava Cavani in attacco abbia pensato alla vendita del club in un momento di difficoltà al posto di assicurare una rapida risalita. 

C come Candreva, unico a metterci la faccia sotto la curva dopo l'ultima gara casalinga dello scorso campionato. Un campione vero, il primo col quale bisognava sedersi attorno a un tavolo sin da aprile per farlo sentire parte integrante del progetto di rinascita. Una piazza che ha esaltato dirigenti scarsi, allenatori che ci hanno fatto retrocedere e che purtroppo non ha visto tanti fenomeni in campo con la maglia granata può permettersi di sputare e offendere chi ci ha regalato prodezze di ogni genere e che è stato mandato via con ingiustificabile disprezzo?

D come Derby, quello perso col Napoli nella seconda trasferta del 2024 che tanto fece arrabbiare la società, al punto che Iervolino uscì allo scoperto con dichiarazioni pesantissime - e in larga parte condivisibili - contro la classe arbitrale e anche contro chi riceve tanti soldi dai salernitani senza trattare la Bersagliera col dovuto rispetto. Vincere al Maradona, in emergenza e senza tifosi al seguito, avrebbe potuto permettere di riscrivere la storia di quel campionato, poi ci pensò Martinelli con un rigore inesistente agli azzurri e un 2-1 palesemente irregolare. E il fatto che i campioni d'Italia in carica abbiano bisogno degli "aiutini" per battere una quasi retrocessa che schierava Sambia a centrocampo fa capire a quale livello sia sceso il calcio nel nostro Paese.

E come Empoli, riferimento a quella sconfitta che ha rappresentato la condanna definitiva alla retrocessione, ancor più beffarda perchè sulla panchina avversaria c'era il sopravvalutato Nicola. C'erano tutti i presupposti per rilanciarsi e rimettersi in gioco: Sabatini presente, Inzaghi carico, una squadra che stava crescendo e 5000 persone il giorno prima per un allenamento di rifinitura. E invece niente, neanche quel bagno di folla scosse dal torpore il gruppo forse peggiore della storia della Salernitana. 

F come Fusco, una delle pochissime soddisfazioni di un 2024 da dimenticare. E' stato sicuramente bello vedere in campo, con la maglia granata, un salernitano, tifoso della Salernitana, figlio dello storico capitano e recordman di presenze con l'ippocampo sul petto. Naturalmente occorrerà la gavetta prima di dimostrare realmente il suo valore, ma in un anno fatto di gente che ha disonorato la maglia e di chi ha sputato sull'affetto della gente ben vengano i prodotti del vivaio che, almeno, sudano, corrono e combattono sognando il gol sotto la curva che era stata per tanto tempo una seconda casa.

G come Gyomber, quel calciatore perennemente sottovalutato e che ha scritto pagine di storia con la maglia granata contribuendo in modo determinante e a suon di super prestazioni alla promozione in A e alle due salvezze successive, quando annullava Oshimen in un Maradona costretto a rinviare la festa scudetto o giganteggiava a San Siro senza tremare a cospetto di Ibra o Giroud. Anche lui, come tutti, è naufragato nel disastro dell'annata 2023-24 e certamente dispiace che una bandiera come lui non abbia dedicato una sola frase a Salerno e alla Salernitana dopo un addio nell'anonimato. Che un giorno, però, si racconti la verità sulla scelta di rinunciare a chi, in B, sarebbe stato un top player.

H come Hellas Verona, quella squadra contro la quale serviva una prova d'orgoglio e che invece fu tra le tantissime a sbancare l'Arechi salvandosi in uno stadio da brividi e che diede lezione di sportività e attaccamento con una scenografia incentrata sull'appartenenza. Contro di loro, per tanti motivi, bisognava giocare come fosse una finale, invece fu una delle tante prove horror di un gruppo che non meritava di indossare la maglia granata e che, per fortuna, è stato bonificato dall'attuale direttore sportivo.

I come Inzaghi, unico l'anno scorso a tirar fuori qualcosa di buono da una squadra scarsa e da un gruppo spaccato. Le prestazioni gagliarde contro Napoli, Roma e Juventus (gare fortemente condizionate dagli errori arbitrali), il pari di Torino e l'entusiasmo dimostrato pur essendo uno che ha vinto tutto in carriera avrebbero meritato un trattamento diverso da parte di Sabatini. Vale lo stesso discorso fatto per Candreva: anche le pietre sapevano fosse un top player in B, da lui bisognava ripartire senza se e senza ma sin dal post Empoli. Invece mago Walter ci ha propinato Liverani, per poi scusarsi nel giorno della sua presentazione. Stavolta ricevendo una bella risposta pubblica.

L come Lotito, e quel famoso tormentone "la Salernitana è ancora sua". Verrebbe da dire "magari", visto che i tanto vituperati romani hanno rappresentato la triade migliore della storia sportiva granata. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Se oggi la Salernitana è nel baratro e rischia di tornare a giocare il derby con la Cavese lo si deve anche all'atteggiamento di un ambiente che, sobillato dai sostenitori di sè stessi e da chi attaccava i più attaccati per 20 secondi di vanagloria, non ha capito da che parte schierarsi in quella caldissima estate del 2021. Ad averceli oggi per davvero dietro le quinte Lotito, Mezzaroma e Fabiani...

M come Manolas, al pari di Boateng la "figurina" a fine carriera che mago Walter ha pensato di portare alla Salernitana per risolvere i problemi di una difesa che aveva preso una marea di gol grazie agli errori milionari dell'altro ds che lo aveva preceduto (visto a Palermo cosa sta succedendo?). A entrambi fu garantito uno stipendio da un milione di euro lordo, una strategia del tutto insensata quando il budget a disposizione è poco e occorrerebbe puntare su gente che rinforzi il reparto arretrato e non l'infermeria.

N come numero dieci, quello che indossava un'altra enorme delusione come Boulaye Dia. Da "Po-po-popopopo" alla curva che gli dà le spalle durante l'esecuzione di un calcio di rigore, minimo sindacale nei confronti di chi ha ripagato l'amore smisurato di un popolo che lo aveva eletto beniamino all'unanimità con mal di pancia, bizze e continue richieste di lasciare Salerno. Lui, l'eroe del Maradona, il più grande bomber della storia granata della serie A, uno dei pochi acquisti azzeccati da De Sanctis che ha preferito 12 mesi anonimi - ma ben retribuiti - all'affetto sincero della gente. E pensare che i demagoghi del web presero le distanze dalla contestazione in occasione della sfida con lo Spezia. Al Vestuti l'accoglienza sarebbe stata ancora meno affettuosa...

O come Operazione nostalgia, l'unico momento in cui l'Arechi ha potuto godersi uno spettacolo vero dopo mesi e mesi di mortificazioni sportive e di spettacoli indegni.  Baggio, Totti, Di Natale, Milito, Trezeguet? No, il boato era tutto per Di Napoli, Fusco, Pisano, Chimenti, Giacomo Tedesco, Vannucchi, Di Michele. Gente che ha indossato la maglia granata e che è entrata nel cuore del popolo per l'enorme attaccamento e per la capacità di incarnare i valori e lo spirito del dodicesimo uomo e di un curva Sud che ne tramanderà le gesta calcistiche affinchè le nuove generazioni possano in eterno nutrire un sentimento di rispetto e riconoscenza.

P come Paulo Sousa, uno che non fa parte del 2024, ma che aveva predetto praticamente tutto quello che si è verificato nell'anno peggiore della storia granata. Anche in questo caso l'ambiente non ha mostrato capacità di indirizzare nel modo giusto le proprie invettive. Perchè Sousa aveva sbagliato la preparazione, aveva sfaldato il gruppo, si era addirittura permesso di chiedere la riconferma dei migliori senza accettare fenomeni del calibro di Ikwuemesi, Legowski, Martegani, Stewart e Cabral. Se solo il pubblico e la stampa avessero colto i segnali sin dalla serata di Piazza della Concordia....

Q come Quattordicimila, la media spettatori all'Arechi in un'annata che ha visto il fortino inespugnabile diventare tristemente terra di conquista. Lo zoccolo duro è questo, sfatiamo il falso mito dei 20mila e della tifoseria superiore alle altre. Salerno ha un pubblico normalissimo, in termini numerici, ma da Champions in virtù dell'attaccamento, dell'amore, della passione e dell'originalità di chi ha deciso di esserci sempre e non solo quando c'è da fare la passerella e il selfie contro le big. Sono loro la forza della Salernitana, è per loro che Iervolino dovrebbe riprendere in mano la situazione ponendo fine a una serie di sbagli che rischiano davvero di riportarci nell'inferno della C. Ma, statene certi, anche lì i 14mila sarebbero al loro posto.

R come Rivisondoli, un posto bellissimo, con accoglienza perfetta, ma che sarà associato a brutti ricordi. E per colpe ovviamente tutte attribuibili alla società. In principio fu l'aria condizionata, l'alterco Mazzocchi-Coulibaly e l'SOS di Sousa, poi si è trasformato in un ritiro modalità cantiere aperto col povero Martusciello costretto a dare indicazioni tattiche a chi non aspettava altro che la chiamata del procuratore per conoscere la nuova sistemazione, con il Lovato di turno che rispondeva a tono a chi aveva il coraggio di essere comunque presente. Chi si meraviglia dell'attuale posizione di classifica dov'era quando a luglio, in Abruzzo, si stava lavorando in quelle condizioni?

S come Sabatini, quello della salvezza del 7% maturata anche grazie al suicidio sportivo del Cagliari e che certo non può essere ricordato soltanto per aver azzeccato l'acquisto di Ederson. Perchè se Iervolino ha perso entusiasmo e gettato soldi dalla finestra lo deve anche a chi gli ha fatto spendere milioni e milioni di euro per calciatori rivelatisi poi inadeguati. O abbiamo dimenticato Mikael, Mousset, Perotti, il triennale a Fazio, il quinquennale a Sepe e il tandem Manolas-Boateng? Lo ringraziamo ancora per Liverani e per aver preso una squadra a -2 dalla salvezza portandola nel baratro in due mesi e mezzo con colpacci del calibro di Weismann, Gomis, Pellegrino e Pasalidis. 

T come Terra di conquista, riferimento ovviamente alle tante mortificazioni subite dalla nostra squadra del cuore in uno stadio che, un tempo, faceva tremare le gambe anche ad atleti abituati a calcare palcoscenici internazionali e che oggi vede trionfare anche i 15 irriducibili arrivati da Castellammare. Sarà pur vero che il tifo e il trasporto ambientale non sono più quelli degli anni d'oro, con Ciccio Rocco e il SIberiano a spadroneggiare in tutt'Italia e il dodicesimo uomo che sapeva vincere le partite da solo spostando gli equilibri, ma mai avremmo pensato di vedere un Arechi violato con tale disinvoltura. Appena tre hurrà in 12 mesi, contro Cittadella, Sampdoria e Carrarese....una vergogna. 

U come umiliazioni, e ne abbiamo subite tante dal punto di vista sportivo. Da due anni e mezzo peggior difesa del campionato, 4 vittorie su 40 partite, record negativo nella storia della serie A da tre punti, appena 5 clean sheat in 12 mesi, retrocessione con due mesi d'anticipo, ultimo posto sul campo in B in condominio col Sudtirol che ce ne diede tre all'andata, allenatori esonerati, mercato al risparmio, una società completamente assente che prova a inserire la Salernitana nel pacchetto di trattative tra imprenditori e un esperto nel ramo immobiliare che parla della storia della Salernitana ricordandoci che "anche altre volte siete retrocessi". E pensare che tre anni fa pensavamo di essere entrati in una nuova dimensione fatta di successi e rivincite.

V come Volpe, quella che dovrebbe essere per almeno due anni la nuova casa della Salernitana con l'auspicio che i tempi non siano biblici come accaduto per il palazzetto dello sport e che i tifosi possano poi essere accolti in un Arechi quantomeno dignitoso e nel quale - ad esempio - i  diversamente abili possano godersi lo spettacolo senza dover essere bagnati dalla pioggia pur essendo in un settore coperto. La vicenda stadio e infrastrutture tiene banco da decenni negli ambienti del tifo granata, alla lettera V potremmo aggiungere anche Vestuti, impianto che profuma di storia e che invece sta cadendo a pezzi senza che nessun politico alzi un dito per restituirgli decoro e dignità. 

Z come Zizzania, e ne viene seminata tanta in un ambiente che, in larga parte, forse non era maturo per la serie A e che sta raccogliendo quanto si pensa di non meritare. Tra pseudo opinionisti che creano una pagina facebook strumentalizzando la passione popolare per mera vanagloria vivendo di telenovele stile Mark Caltagirone, spogliatoi spaccati, tesserati che pensano al 7 in pagella in cambio della soffiata dall'interno, procuratori che giocano al rialzo nel bene ma non abbassano lo stipendio nel male e diatribe interne frutto dei consigli di chi circonda Iervolino senza avere incarichi ufficiali possiamo dire che non ci siamo fatti mancare niente. E, di questo passo, la C rischia di essere il male minore.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 01 gennaio 2025 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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