L'attesa era tanta per vedere all'opera la prima Salernitana del Colantuono ter nella difficile trasferta contro il Bologna delle meraviglie di Thiago Motta. Ebbene le risposte che si attendevano sono arrivate, non il risultato, però, che, come da pronostico chiuso della vigilia, ha visto prevalere nettamente i felsinei sui granata. Colantuono, per tradizione tecnico attento nel curare la fase difensiva delle proprie squadre e le posizioni nei frangenti di non possesso, ha provato subito ad imprimere il proprio marchio sulla Bersagliera, cercando di migliorare la performance della retroguardia campana, tra le più perforate dell'intero panorama europeo a livello di massima serie. La ricerca di una migliore compattezza e solidità porta il navigato allenatore romano a presentare al fischio d'inizio un accorto 4-4-1-1, con un duplice scopo: chiudere gli spazi, limitare il fraseggio offensivo bolognese e lasciare Candreva libero di creare e svariare sull'intero fronte offensivo della Salernitana.
La forza del Bologna targato Motta, lo si sa oramai, alberga sulle fasce laterali e sugli inserimenti negli spazi dei suoi mediani d'assalto, favoriti da centravanti abili a duettarvi e a svuotare al momento giusto l'area di rigore ed il centro dell'attacco rossoblù. Colantuono ha, così, pensato di presidiare le corsie esterne con due uomini per lato, portati a coprire più che a ripartire e di affidarsi per la fase offensiva alle giocate di Fantantonio e alla velocità di Tchaouna, ciò per ribaltare il fronte con ripartenze e verticalizzazioni improvvise a punire una retroguardia locale che stava spesso alta e che vedeva uno dei centrali, Calafiore, sganciarsi sovente in avanti per supportare la manovra offensiva del Bologna.
Il piano tattico dell'ex trainer dell'Atalanta non si può dire non fosse anche sensato, visto e considerato il gap notevole dei valori in campo, e nemmeno che sia fallito a livello di prestazioni dei suoi interpreti. A mortificare ancora una volta il club di Iervolino sarebbero, in questo caso, state più le grandi giocate individuali dei talenti emiliani, capaci di inventarsi letteralmente le prime due reti con Orsolini e Saelemakers e di trovare il tris con una meravigliosa combinazione che porta in goal Likogiannis in pieno recupero. La difesa della Salernitana ha disputato una prova discreta o comunque sicuramente migliore di diverse altre esibizioni stagionali, con un centrocampo che ha provato, giocando stretto e basso, a darle la necessaria copertura, riuscendovi, tuttavia, a tratti. La coperta è, però, risultata per l'ennesima volta troppo corta e l'attacco, privato quasi sempre delle discese a supporto di terzini e mediani, si è inevitabilmente rivelato troppo leggero ed evanescente, sebbene il Bologna avesse concesso più opportunità del solito agli avversari di giornata. Simy ha dimostrato nuovamente di avere le polveri bagnate, Candreva è mancato in concretezza pur essendo autore di pregevoli movimenti offensivi ed, infine, Tchaouna ha alternato fasi di incisività e discreta pericolosità a lunghe ed irritanti pause.
Creare e manovrare nella metà campo rivale si rivela puntualmente inutile per i campani nel momento in cui mancano centrocampisti capaci di inserirsi e si ha carenza di uno stoccatore in grado di gonfiare la porta avversaria e, senza gente che sa fare goal (Sousa dixit) poi scopri che la classifica ti condanna senza appello, relegandoti a fanalino di coda del torneo di serie A. Colantuono, tuttavia, ha potuto ammirare dalla panchina una Salernitana dignitosa che ha provato a seguire i suoi dettami tattici e che, pur con noti e gravi limiti, ha tentato di opporsi ai felsinei con sparute puntate in attacco volte a colpirli. Le prossime gare dovranno confermare queste piccole sensazioni positive intraviste al Dall'Ara nel lunch match odierno, cercando, però, di portare a casa qualche risultato positivo ed evitare il rischio di battere tutti i possibili record negativi in questa disgraziata stagione del cavalluccio marino.
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