Manca solo l'annuncio ufficiale, ma Simone Inzaghi può essere ritenuto il nuovo allenatore della Salernitana. Un tecnico giovane, alle prime armi, ma molto apprezzato nel panorama calcistico italiano. Tra i suoi più grandi estimatori c'è Giuseppe Materazzi, allenatore di quel Piacenza che nel 1999 condannò la Salernitana al ritorno in serie B ed in cui militava proprio un giovane Simone Inzaghi: "Basta guardare i numeri per farsi un’idea. - ha dichiarato Materazzi al quotidiano La Città -  Arrivò a Piacenza dal Brescello, e nella stessa stagione il direttore sportivo comprò anche Rizzitelli dal Bayern Monaco. Però mi accorsi da subito delle sue qualità, della sua generosità e della sua voglia di mettersi in mostra. Preferii rischiare con un giovane, puntando più su di lui che su un calciatore già affermato perché s’intravedeva già l’enorme determinazione che è una qualità che gli resta ancora oggi".

E in panchina? È tanto diverso?

"L’ho visto diverse volte, soprattutto nelle giovanili della Lazio. Abito non molto distante da Formello e quando ho avuto la possibilità l’ho seguito da vicino: è uno che fa giocare bene la squadra, gli piace il calcio offensivo. Ma è molto bravo anche a dare suggerimenti, è uno che non ha paura di cambiare le gare in corsa. Un perfezionista, è attento e accorto a tutte le situazioni. Insomma, davvero ben preparato".

Le qualità in campo non gli mancavano. Fuori che persona è?

"Ho la fortuna di conoscere bene anche tutta la sua famiglia, i suoi genitori e il fratello Pippo. È tutta gente perbene, determinata, e con un enorme spirito di sacrificio. A Simone nessuno ha regalato nulla, s’è guadagnato tutto con il sudore e con la forza di volontà che da sempre l’ha contraddistinto. È umile, e quest’umiltà gli ha permesso di diventare allenatore dopo una strepitosa carriera da calciatore".

Siete ancora in contatto?

"Certo, non l’ho sentito in questi giorni, ma mia moglie e la sua compagna fanno volontariato in un canile pubblico, quindi abbiamo sempre modo di restare in contatto".

Consigli se la sente di dargliene?

"L’importante è che continui a comportarsi come ha fatto con i ragazzi della Lazio, dove ha avuto modo di vincere e togliersi già qualche soddisfazione. Non deve cambiare il suo modo di essere, di comportarsi: deve trattare tutti nel modo giusto, indipendentemente che si tratti di giovani o di 'grandi'. E poi gli consiglio di essere disponibile nei confronti della gente e di una piazza ch’è comunque calda ed esigente, senza però farsi condizionare nelle scelte".

 La gavetta comincia quasi a passare di moda. Lui l’ha fatta alla Lazio, può servire anche per continuare questa "partnership"?

"Certo che serve. Però ripeto, se il suo modo di comportarsi e di lavorare è stato idoneo e produttivo nei suoi primi anni in biancoceleste, l’importante è che continui a percorrere la stessa strada. Chi sceglie gli allenatori giovani, inesperti, è comunque sempre consapevole di quel che sta facendo. Poi può andare bene o può andare male, la differenza la fanno sempre i bravi giocatori a mio avviso. Il bravo allenatore è chi sa farsi prendere buoni giocatori, e mi auguro che la 'vicinanza' con la Lazio possa aiutare Simone e la Salernitana. Abbiamo l’esempio del Crotone che con una squadra giovane ha fatto cose strepitose".

Piccola provocazione: se Lotito crede in lui a Salerno, perché non lasciarlo alla Lazio?

"Faccio una premessa: sono un ammiratore di Pioli ma Inzaghi quando ha preso il suo posto ha saputo fare davvero molto bene. Io l’avrei riconfermato. Però Roma è una piazza che rischia di bruciarti subito come allenatore. E Lotito non è affatto incosciente: dopo una stagione deludente ha forse sentito l’esigenza di puntare su un profilo affermato. Bielsa è uomo con esperienza alle spalle, può portare entusiasmo e pure tanta gente allo stadio. Sarà anche per questo che s’è cambiata strategia".

Sezione: News / Data: Mer 22 giugno 2016 alle 10:30
Autore: ts redazione
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