14mila spettatori affolleranno le scalee dell'Arechi questa sera, in un turno infrasettimanale che si disputerà in pieno periodo vacanziero e con una Salernitana che sta operando sul mercato in entrata a rilento e senza grossi investimenti economici. Sono numeri, però, che possono sorprendere soltanto chi non conosce le potenzialità della torcida granata, quella che ci aveva lasciato a bocca aperta già dieci giorni fa in occasione dell'esordio col Cittadella. Siamo sicuri che ci sarebbe stata quella rimonta al cardiopalma senza la spinta incessante di oltre 12mila persone che, metaforicamente, sono scese in campo al fianco della squadra indossando la maglia numero 12? Perchè Salerno vive le partite con un trasporto emotivo differente rispetto a tante altre realtà. Qui non si è spettatori, ma ci si sente protagonisti. Qui non ci si limita ad essere la proverbiale cornice che assiste all'evento, ma si crea un corpo unico tra chi scende in campo e sbandiera sugli spalti.
Del resto la storia è piena di match apparentemente impossibili che sono stati vinti o pareggiati grazie all'aiuto del popolo granata, soprattutto di quella curva sotto la quale hanno tremato anche giocatori abituati a calcare palcoscenici internazionali. Restando sui freddi numeri, lo scorso anno la media è stata di 17mila spettatori nonostante la politica dei prezzi al rialzo e il pessimo campionato disputato dalla Bersagliera. Erano in 15mila per l'ultima col Verona, con annessa scenografia da pelle d'oca. Uno spot per il calcio, una lezione di tifo e dignità sportiva. Negli anni precedenti non possiamo dimenticare gli oltre 100mila supporter che affollarono il principe degli stadi per le quattro gare finali contro Fiorentina, Venezia, Cagliari e Udinese. Esito? 7 punti in cassaforte e Salernitana salva, quando tutti ci davano appena il 7% di possibilità di compiere l'impresa. E non è stato da meno l'Arechi nell'annata da record 2022-23, con una curva sold out 19 partite su 19 e quel pallone di Candreva contro l'Inter che finì all'incrocio dei pali anche grazie alla spinta della gente.
L'auspicio è che presto il fattore casalingo torni ad essere determinante per la Salernitana, è tra le mura amiche che bisogna conquistare le vittorie necessarie a salvarsi in largo anticipo e, chissà, a coltivare il sogno playoff. In quel caso sarebbe difficilissimo per tutti venire a giocarsela a Salerno, contro il muro umano della curva e in uno stadio che è il dodicesimo uomo per davvero e non per retorica. Stasera la Sampdoria è nettamente favorita, palese il divario tecnico tra chi ha investito per tornare in A e chi vive alla giornata per salvaguardare il bilancio. Ma, come ha detto Martusciello nell'intervista pre-partita, non tutti possono contare sul ruggito di 15mila innamorati che colmeranno il gap qualitativo e tenteranno di aiutare la Salernitana dal riscaldamento fino all'ultimo secondo di recupero.
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