Milan: "La sfida è risanare il bilancio e rilanciare la squadra. Iervolino interpreta la Salernitana come una parentesi della sua vita"

Nel corso dell'intervista concessa al Corriere dello Sport, l'amministratore delegato della Salernitana Maurizio Milan ha parlato anche del futuro della società e del patron Iervolino: 

Quanto ha speso Iervolino dal suo arrivo alla Salernitana?
"Oltre ai 10 per l’acquisto, 87,5 milioni di aumenti di capitale".

Però, ci sono stati i diritti tv e quest’anno il paracadute.
"In società come la Salernitana, in A, il 60/70% del budget lo fanno i diritti tv. Il paracadute? Quando si retrocede serve, ma se non ci fosse anche una proprietà solida un club salterebbe. Vogliamo una squadra che non lotti per salvarsi".

L’arrivo di Busso?
"E' un manager di spessore. Ma, con la sua nomina, Iervolino non si è messo le pantofole. Abbiamo un centro sportivo da sistemare, potrà esserci utile in tema di project financing".

Nando Elefante sarà dirigente?
"No, ma resta un amico".

Qual è la sua sfida?
"Risanare il bilancio e cercare di rilanciare la squadra".

L’arbitraggio di Bolzano?
"C’era un fallo nell’azione che ha portato alla rimessa laterale ed il recupero è andato oltre. Interverremo sicuramente.

Perché Iervolino vuole vendere la Salernitana?
"Interpreta questa come una parentesi della sua vita, ma non è detto che venda. Un presidente totalmente deluso non immette soldi suoi. E non ha mai fatto la valutazione del marchio. Ripensamento? Non lo so, la trattativa con la Brera Holding ha stappato la bottiglia. Iervolino vuole lasciare il club a chi ha un’idea di sviluppo. Ci sono interlocuzioni che vanno avanti da un pò".

Colantuono avrebbe dovuto avere un ruolo diverso. E poi?
"Stefano si era preso un momento per lui, poi è arrivato Petrachi. Vista l’ottimizzazione dei costi, mi ha chiesto di concentrarsi sul settore giovanile. Ha dei programmi ambiziosi".

Perché il sinallagma d’amore è finito così?
"Secondo me si è trasformato. Se fosse finito, nel day by day il dottor Iervolino avrebbe chiuso i rapporti anche a livello comunicativo. Il calcio vive di passione e l’ondata di protesta ha ribilanciato quello che c’era stato nei due anni precedenti".