Un noto adagio recita che "del senno di poi ne sono piene le fosse" e a Salerno in tanti starebbero dandogli corpo sentendosi "vedove" di Martusciello e della "sua" Salernitana. Effettivamente il confronto tra l'ex vice di Maurizio Sarri e Stefano Colantuono sembrerebbe "prima facie" evidenziare un sensibile regresso tra le performance della Bersagliera quando a guidarla in panchina vi era il cinquantatreenne ischitano e quelle offerte con il quasi sessantenne romano. Con Martusciello al timone la Salernitana era partita alquanto bene in campionato collezionando sei punti nelle prime tre partite e, soprattutto, inanellando due vittorie di fila all'Arechi, contro Cittadella e Sampdoria, un tempo una consuetudine ed una assoluta rarità negli ultimi due anni a questa parte. Nel prosieguo era arrivata poi la vittoria impresa in trasferta in quel di Palermo a segnare il punto più alto del cavalluccio marino nel disastroso anno 2024, ma anche i primi segni di una involuzione evidente sia sul piano del gioco che dei risultati medesimi.
A proposito di gioco, però, la Salernitana di Martusciello ne aveva indubbiamente uno, con caratteristiche ben definite, che potevano piacere o meno, ma che, sul terreno di gioco, erano ben riconoscibili. La Salernitana dell'ex allenatore dell'Empoli aveva una sua identità di squadra e, prima ancora, dava netta la sensazione di essere un gruppo coeso che remava nella stessa direzione e che sudava e soffriva per fare punti, onorando maglie e tifoseria. La Bersagliera prima del ribaltone in panca teneva a lungo il possesso palla e, con esso, spesso e volentieri faceva la partita e manteneva la sfera nella metà campo rivale e lontana dalla propria area di rigore. In questo modo si nascondevano meglio le lacune strutturali di squadra e le notevoli deficienze individuali di diversi interpreti e si evidenziava voglia di prevalere sugli avversari e di non mollare di fronte alle difficoltà e ad una o più reti al passivo.
Il pubblico presente allo stadio, in casa come in trasferta, diverse volte aveva salutato con applausi e consensi le prove dei granata, e ciò anche oltre il risultato finale, con i primi fischi veri arrivati a Salerno dopo la sconfitta netta contro il Bari per zero reti a due. La Salernitana di Martusciello non era ovviamente tutta rose e fiori, con errori spesso ripetuti e sconfitte tatticamente gravi e dure da digerire, e, così pure, negli ultimi due mesi i risultati e i numeri finivano per condannare l'ischitano e per giustificare in quel momento un esonero poi effettivamente arrivato. La scelta, però, di sostituire il trainer campano con Colantuono, oramai un ex allenatore a libro paga da anni in altre vesti, apparve subito discutibile e percepibile come un regresso, magari anche agli occhi di un gruppo che probabilmente non lo ha ben compreso e magari letto come ridimensionamento in ottica risparmio e vivacchiamento stagionale.
Con il mister di Anzio non si è visto niente di ciò che era valutabile come positivo con Martusciello, essendosi persa sia quella capacità di palleggiare e di tenere alto il baricentro, sia quella dote di creare pericoli nella metà campo rivale, sia, non certo ultima, quella compattezza e quell' animus pugnandi tante volte elogiato in precedenza da addetti ai lavori e tifosi comuni. Colantuono era stato da taluni salutato come colui che avrebbe, dall' alto della sua esperienza e del suo curriculum (valido ma un po' datato), dovuto portare in dote alla Salernitana equilibrio tattico e attenzione difensiva, per evitare tanti goal subiti e per di più in modi assai simili tra loro. Pragmatismo, sostanza e difesa solida, roba insomma da cadetteria, per risalire la china e la classifica. Nulla di tutto ciò purtroppo per il club caro al patron Iervolino, che ha, invece, visto peggiorare la classifica insieme a tutti gli indici statistici, dai goal fatti ai subiti, dal possesso palla, dai cartellini subiti e così via. Un regresso pressoché totale ed impietoso per il buon fido soldato societario Stefano Colantuono, tale da mettere l' allenatore capitolino sulla proverbiale graticola e da fare sì che l' imminente trasferta di Catanzaro possa legittimamente essere considerata l' ultima spiaggia per lui.
E Petrachi? Il ds in pubblica conferenza si assunse la piena paternità della scelta in panchina per il dopo Martusciello e altrettanto palesemente finì per criticare il mister uscente in modo preciso. Martusciello, visto quanto Petrachi dichiarò, è assai improbabile possa ritornare in sella a Salerno, perché ciò sarebbe un'ammissione clamorosa di errore di valutazione di direttore sportivo e società. A favore dell'isolano deporrebbero però, le considerazioni predette, l'essere tuttora a libro paga e il conoscere piazza e molti giocatori. Catanzaro dirà quale futuro attenderà la navicella granata, con la terza opzione rappresentata dall'arrivo in panchina di un allenatore giovane che possa portare una ventata di novità ed entusiasmo. Ciò che conta massimamente è il mercato e le scelte che si faranno, ma quale allenatore lo indirizzerà? Domenica sera dovremmo saperlo.
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