La redazione di TuttoSalernitana ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Alessandro Bernardini, giocatore che ha dato tanto ai colori granata e che purtroppo fu costretto ad appendere le scarpette al chiodo nel momento migliore della sua carriera a causa di un problema fisico che non gli dava tregua. Ed è proprio da qui che parte la nostra chiacchierata:

"Devo dire che ho ancora un enorme rammarico per come si è chiusa la mia carriera. Avevo 33 anni e mi sentivo benissimo, ero all'apice ed avevo da poco rinnovato il contratto con la Salernitana per altre due stagioni. Ero veramente contento di indossare la maglia granata, mi trovavo bene con la società, con i compagni e con tutto l'ambiente. Purtroppo ho subito un infortunio al tendine d'Achille e questo ha compromesso la prosecuzione dell'attività sportiva. Ci fu un lungo stop, ma ogni volta che si avvicinava il rientro in campo mi facevo male durante la rifinitura ed ero costretto ad abdicare.

Alla fine iniziai ad avere problemi di tipo neurologico anche all'altra gamba, quella che sforzavo di più per compensare le problematiche all'altro arto. Mi ricordo che spesso gli allenatori mi inserivano nell'elenco dei convocati, ma proprio quando il calvario sembrava alle spalle ecco che andavo per terra per noie muscolari o dolori molto forti. Ho vissuto un periodo veramente molto complicato, ero arrabbiato e dispiaciuto perchè stavo da Dio e non avrei mai pensato di dover smettere così presto e in questo modo. Fui io a chiedere alla società di rescindere il contratto, quegli infortuni pre partita stavano iniziando a diventare una barzelletta e non era giusto nè nei confronti della proprietà, nè soprattutto di me stesso".

Si passa poi ad un'analisi del momento della Salernitana, con focus sul sistema di gioco scelto da Breda: "Non sto seguendo tutte le partite, ma conosco l'allenatore pur non avendo mai lavorato con lui. So che è una persona seria e un tecnico preparato. Per quanto riguarda il gioco, ho sempre pensato che i moduli sono molto relativi e che ciò che conta è l'interpretazione.

Se parto dal 3-5-2 e ho esterni che spingono molto è tutt'altro che uno schema difensivo. Molto dipende dalle caratteristiche degli interpreti. Evidentemente il mister, che ha ereditato una squadra che subiva tanti gol, è ripartito anzitutto dalla compattezza e dal non perdere. Ed è una scelta che ci può stare, anche il punticino può andar bene per muovere la classifica e dare continuità".

Sulle prospettive future: "So che la piazza è delusa per l'andamento e per alcune prestazioni. Vi porto il mio esempio. Giocavamo contro il Modena e lo stadio era pieno. Ci eravamo allenati bene e avevamo la consapevolezza che una vittoria ci avrebbe permesso di svoltare e di avvicinarci alla salvezza diretta, pur con l'assenza di Coda che pesava. Entrammo in campo convinti di fare una gara di spessore, invece le gambe si bloccarono e venne fuori uno spettacolo poco gradevole per i 25mila spettatori presenti. Sia noi, sia loro giocammo molto male, non ci fu un solo tiro in porta.

Questo vuol dire che, quando entri in un tunnel e non riesci a darti una spiegazione, diventa difficile uscirne. Vedo, però, che i tifosi della Salernitana sono rimasti vicini alla squadra e la stanno accompagnando in queste ultime otto finali che mettono in palio punti che possono tornare utilissimi alla causa. Dò una sorta di consiglio ai giocatori che sono lì ora: è vero che mi ritrovai a lottare per non retrocedere, ma ricordo comunque quel periodo in granata con piacere ed enorme soddisfazione. Ecco, sentitevi fieri di rappresentare una piazza che vi sostiene sempre e fino all'ultimo minuto".

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 18 marzo 2025 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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