C'è un nuovo leader in città e il suo nome è Roberto Soriano. Potrebbe sembrare l'ennesimo giocatore a fine carriera venuto a svernare in Serie B, ma fidatevi: questo 33enne ha ancora tanto da dare e potrebbe essere esattamente ciò che serve alla Salernitana per evitare il baratro della Serie C.

Nato in Germania ma con sangue irpino che scorre nelle vene (i genitori sono di Sperone, provincia di Avellino), Soriano ha un curriculum che farebbe invidia a molti: Bayern Monaco, Sampdoria, Villarreal, Torino e Bologna. Non proprio l'ultimo arrivato, insomma!

Dopo un anno fermo per infortunio al ginocchio, molti lo davano per finito. Ma chi conosce davvero il calcio sa che giocatori come lui non mollano facilmente. Nell'agosto 2024 ha firmato con i granata e da allora ha collezionato 22 presenze e 4 gol. Numeri che non raccontano tutta la storia.

Vi ricordate Di Bartolomei? Il paragone con Di Bartolomei non è casuale né peregrino. Anche il "Professore" venne a Salerno quando l'autunno della carriera bussava alla porta, e anche lui portava nel bagaglio tecnico quella sapienza calcistica che solo chi ha frequentato i salotti buoni del football può vantare. Ma Di Bartolomei rimase nei cuori granata come rimpianto, come occasione sfuggita tra le dita di un destino beffardo.
Soriano ha nelle gambe e nella testa l'occasione per riscrivere quella storia. Il centrocampista sta mettendo in campo tutta la sua esperienza per guidare una squadra che ha un disperato bisogno di punti.

La sua tecnica non è quella di vent'anni fa, certo, ma la testa funziona meglio che mai. Sa quando accelerare e quando rallentare, sa trovare il passaggio giusto quando tutti gli altri vedono solo avversari. E poi ha quella capacità di usare entrambi i piedi che lo rende imprevedibile.
Nel centrocampo della Salernitana, Soriano è diventato il metronomo che scandisce i tempi di una squadra che cerca di risalire dall'abisso della zona retrocessione. La sua presenza in campo ha il sapore delle cose antiche e pregiate, come un vino d'annata che meglio invecchiando diventa. Mihajlović, che lo conobbe alla Sampdoria, ne ebbe a dire che "Roberto vede il calcio con gli occhi dell'artista e lo gioca con la concretezza del geometra".

Soriano non è solo un giocatore, è un allenatore in campo. Quando parla, i compagni ascoltano. Quando indica una posizione, tutti capiscono. Ha giocato in Champions League ed Europa League, ha sfidato i migliori al mondo, e ora sta mettendo tutta questa esperienza al servizio della maglia granata.

La sfida che attende Soriano e i suoi compagni ha il sapore epico delle grandi imprese. Salvare la Salernitana dalla retrocessione in Serie C significherebbe non solo preservare un patrimonio sportivo, ma anche riscrivere la narrativa di una carriera che, nonostante le 9 presenze in Nazionale, non ha forse avuto tutti i riconoscimenti che meritava.

Il pubblico dell'Arechi, conoscitore profondo del football e delle sue sottigliezze, sa bene quale gioiello si cela sotto la maglia granata numero 21. Sa che in quella mente tedesca e in quel cuore italiano si nasconde la chiave per aprire la porta della salvezza. E allora, mentre il campionato scorre inesorabile verso il suo epilogo, non resta che affidarsi alla bacchetta di questo direttore d'orchestra venuto dal nord per comporre la sinfonia della permanenza.

Se ci riuscirà, il nome di Roberto Soriano non sarà ricordato come quello di Di Bartolomei, come un rimpianto, ma come il simbolo di una resurrezione sportiva, come l'uomo che, quando tutto sembrava perduto, ha saputo indicare la via per la rinascita. E rimarrà l'immagine di un guerriero che, nonostante le cicatrici del tempo e degli infortuni, ha scelto di combattere un'ultima, gloriosa battaglia sotto le insegne granata.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 10 marzo 2025 alle 16:00
Autore: Giovanni Santaniello
vedi letture
Print