Ci sono partite che vanno oltre il semplice calcolo aritmetico dei punti in classifica. Ci sono sfide in cui la maglia diventa una seconda pelle, in cui la storia e la passione pesano più di qualsiasi schema tattico. Quella di stasera, per la Salernitana, è una di queste. Una battaglia all’ultimo respiro, un bivio tra speranza e baratro. E in momenti come questi, la presenza del patron Danilo Iervolino sugli spalti dello Stadio San Nicola assume un significato che va oltre la semplice immagine istituzionale: è un segnale forte, un grido silenzioso che dice "io ci sono, io ci credo".

Da mesi la Salernitana vive un drammatico conto alla rovescia verso una retrocessione che sarebbe una ferita profonda per una piazza passionale come quella granata. Gli errori della scorsa estate – una campagna acquisti incompleta, lenta, e priva di vere certezze – hanno pesato come un macigno sull’andamento della stagione. La squadra, fragile e costruita senza una visione chiara, si è ritrovata in un vortice di sconfitte, cambi di allenatore e polemiche. Ma se il passato non si può riscrivere, il presente è ancora nelle mani dei calciatori, dell’allenatore e . . . della dirigenza.
Ed è per questo che la presenza di Iervolino questa sera è molto più di un atto dovuto. È un richiamo all’orgoglio, un gesto che dice ai giocatori: sentite il peso di questa maglia, onoratela, lottate fino all’ultimo secondo!

Iervolino, che nel 2022 aveva rilevato la Salernitana con un progetto ambizioso, non può permettersi di essere un presidente distante in un momento così drammatico. Il calcio è fatto di emozioni, di empatia, di vicinanza. E se un presidente vuole davvero trasmettere la sua volontà di non arrendersi, deve essere lì, sugli spalti, a soffrire e combattere con la squadra.

Un passo dal baratro: non si può mollare

Quella contro il Bari è una partita che vale molto più dei tre punti. È una sfida che può significare un filo di speranza o la rassegnazione definitiva. Vincere significherebbe rimanere aggrappati a un’ultima possibilità, perdere potrebbe essere l’inizio di un’agonia senza ritorno.

La Serie C è uno spettro che nessuno a Salerno vuole nemmeno nominare, un inferno da cui risalire sarebbe complicatissimo. Per evitarlo, ogni granello di energia deve essere gettato in campo, ogni giocatore deve trovare dentro di sé una motivazione extra per lottare. E poi c’è il dodicesimo uomo, il popolo granata, che anche stasera sarà presente in massa, pronto a farsi sentire, a spingere la squadra come ha sempre fatto, anche nei momenti più bui.

L’ultima chiamata

Iervolino stasera sarà in tribuna? Noi ci auguriamo di si. Ai calciatori sarebbe di aiuto sentire, prima della partita, la sua voce, il suo sguardo, il suo sostegno. Servirà un segnale chiaro alla squadra e ai tifosi: la Salernitana non è sola, il progetto non è morto, la voglia di rialzarsi è ancora viva.

Questa potrebbe essere l’ultima chiamata per evitare il disastro. Stasera non ci sono scuse, non c’è domani. C’è solo il presente, c’è solo il campo.
E c’è solo un’unica, imprescindibile richiesta: combattere. Fino alla fine.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 15 marzo 2025 alle 15:00
Autore: Giovanni Santaniello
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