La piovosa serata dell'Arechi, sfortunata nell'esito finale, lascia in eredità al popolo granata una forte sensazione, ovvero un ritrovato ed orgoglioso senso di appartenenza, ma non del pubblico, bensì degli atleti che scendono in campo con il cavalluccio marino sul petto. Finalmente sul terreno di gioco si ha la percezione di vedere agire una squadra vera, un gruppo coeso che tende verso un unico e sentito obiettivo: conquistare punti salvezza contro tutti, a prescindere dalle assenze, dalle emergenze e dal valore degli avversari con cui si incrociano i tacchetti. Giove pluvio di acqua ne ha scaricata tanta, più o meno quanta ne venne giù due stagioni fa in un'altra sfida della Salernitana contro una torinese, il Torino di Juric. In quella occasione, parimenti non portatrice di punti in cascina, si respirò, al novantesimo, tutt'altra aria, al punto che apparve mortifera la sconfitta casalinga contro il Toro.
Stavolta no, al triplice fischio del pessimo signor Guida, gli spettatori paganti hanno lasciato l'Arechi con tristezza ma con fierezza, nonché con l'intima convinzione che una Salernitana capace di mettere alla frusta la vicecapolista Juventus, non può che nutrire concrete speranze di risalire una classifica che più che mai ora può apparire ingenerosa. Come ha fatto, però, un team che tanto male ha seminato e raccolto fino a poche settimane fa a invertire così brillantemente senso di marcia? I tifosi della Bersagliera se da un lato esultano per la metamorfosi della loro amata dall'altro si chiedono come mai tutto ciò sia stato offerto da poco e non molto prima. Le risposte parrebbero essere molteplici e risiedere in una spirale di negatività che aveva attanagliato la Salernitana sin dal ritiro, una nube scura spazzata via dal soffio di Filippo Inzaghi in primis e dal solo riecheggiante nome di Sabatini, cavallo di ritorno attesissimo a Salerno.
I giocatori tutti hanno ritrovato unione e compattezza e fiducia nelle possibilità di salvezza, ma anche attenzione una condizione fisica in costante ma sensibile miglioramento. Se mens sana alberga in corpore sano è anche vero che le gambe dei granata girano molto di più e meglio, con una tenuta mentale e atletica diversa lungo un arco di gara adesso molto più lungo. Tre prestazioni positive e gagliarde di fila non possono certo reputarsi frutto di una coincidenza o di una fase transitoria, soprattutto se il livello della performance resta elevato pur al cospetto di numerose defezioni e anche dinanzi ad un cambio forzato di modulo di gioco. Una continuità che pare finalmente trovata, così come sembra Inzaghi abbia individuato, dopo vari tentativi, un sistema di gioco da proporre in via preferenziale circostanze permettendo: il 4-2-3-1. Questo modulo conferisce ad un tempo un discreto equilibrio difensivo ed esalta la creatività di trequartisti come Candreva e Kastanos e la rapidità ed irriverenza di Tchaouna, il cecchino dell'Hellas Verona.
Ora il mercato: la Salernitana necessità di rinforzi di qualità in ruoli chiave, come il centrale difensivo, la mediana centrale e l'attacco, ma le ultime gare hanno denunciato anche l'indispensabilità di rinforzare numericamente la rosa, con innesti di quantità in grado di fornire al tecnico quelle alternative in più a gara in corso, così tanto mancate contro Milan e Juventus ed utili sia a fare rifiatare atleti spremuti, sia a consentire cambi di spartito tattico o di ritmo agli incontri. Palomino parrebbe essere l'innesto giusto nel cuore della retroguardia della Bersagliera, per esperienza, forza fisica ed aggressività in marcatura e nel salire alto a pressare gli attaccanti e le mezzepunte rivali che cercano appoggi e sponde. Adopo porterebbe, invece, in dote tanto fosforo e muscoli al centrocampo salernitano.
In attacco andrebbe diradata la nebbia che al momento celerebbe il vero obiettivo di Sabatini. Oltre a Bonazzoli, che pare sempre più avviato verso il ritorno in granata, è praticamente certo che, sotto traccia, il buon Walter stia seguendo piste di rilievo per assicurare almeno un attaccante da potenziale doppia cifra al club di Iervolino, portafoglio del presidente permettendo. Una mezza rivoluzione sembrerebbe essere in procinto di materializzarsi per il reparto offensivo della società di via Allende e il rientro alla base di Federico potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg, come amano pensare i tifosi, in febbrile attesa dei primi veri colpi di calciomercato griffati Sabatini.
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